Ieri sono andata a comprarmi le mutande. C’è un momento di non ritorno in cui non posso più procrastinare? e i calzini. Ho comprato pure quelli.

Non so voi, ma in questo periodo girerei in tuta (ovviamente mi sforzo di non farlo), visto che il mio tragitto è brevissimo e sempre lo stesso; casa-scuola. Visti i tempi, insomma, si rischia di abbruttirsi.

I miei alunni, però, si accorgono di tutto, ad esempio, se mi faccio la tinta, se mi compro un maglioncino nuovo o una collana diversa dal solito.

Un giorno mi sono truccata, ho messo un po’ di ombretto verde sugli occhi ( per ridestarmi dal torpore) e quando sono arrivata a scuola una bambina mi ha detto preoccupatissima: “Maestra, ma cosa ti è successo?”.

“In che senso?” ho chiesto io.

“Hai gli occhi neri” ha detto un altro.

Non riuscivo a capire, ho pensato che come la solito si fosse sbavata la matita, poi ho collegato con il mio tentativo di reagire all’abbandono fisico e morale e gli ho spiegato che mi ero solo messa un po’ di ombretto verde.

“Ah! Pensavamo ti avessero tirato un pugno le tue figlie!” ha esclamato qualcuno.

Mi sono messa a ridere, però, il messaggio era chiaro: MAI PIÙ OMBRETTO VERDE.

Ad ogni modo tornando alle mutande e ai calzini, ieri, sono arrivata a casa fiera del mio sacchettino.

Sono arrivata piena di borse della spesa, a volte, mi chiedo come sopravviviamo alla fatica; ero sudata marcia, nonostante il freddo apparso improvviso sulla mia città.

A volte penso che abbiamo sette vite come i gatti, per questo le consumiamo senza ritegno, pensiamo di sopravvivere. E succede, succede che resistiamo, ma l’anima si consuma di brutto.

Ho dato un calcio alla porta e ho appoggiato tutto per terra, compreso il mio bel sacchettino “mutande e calze” sei al prezzo di tre o forse quattro.

“Mettete a posto la spesa, please!” ho chiesto a quelle due screanzate mentre mi toglievo la giacca e le scarpe.

“Hai fatto compere?” mi hanno urlato riferendosi di sicuro al sacchettino.

Quando sono tornata in cucina la spesa era ancora lì, oro stavano ispezionando le mutande (davanti e dietro?).

“Perché le hai prese quasi tutte nere?” ha chiesto la grande.

“Indovina un po’!” le ho risposto.

“Sì, perché solo una bordeaux? E perché questo colore da vecchia?”.

“Mi piaceva, sono anziana, appunto”.

“Sono davvero improbabili!” hanno detto quasi in coro mentre continuavano a ispezionare.

“Potete mollare quella roba e mettere frutta e verdura nel frigo?”.

Mi sono infilata in bagno e quando sono tornata le due erano sparite, nel sacchetto era rimasta una mutande, indovinate quale? e un paio di calzini a quadrettoni?.

“Quelli fanno schifo” mi ha detto la grande entrando in cucina ( riferendosi all’unico paio di calzini rimasto).

“Sì, anche quelli sono improbabili” mi ha detto l’altra.

Mi sono attaccata a quei calzini e alle mie mutande bordeaux come fossero oro, li ho messi a posto, anzi li ho nascosti, perché quelle due avrebbero potuto cambiare idea e fottermi pure quelli.?‍♀️

Non so come si possa essere una madre in bolla! È un mistero a me ignoto.

Non so come si possano mantenere spazi di sé, ogni tanto penso che basterebbe essere uomini, o un padre come quello delle mie figlie che compare per commentare via messaggio i voti delle figlie e poi scompare e poi scompare e poi scompare.

Mi immagino i suoi cassetti in ordine, nessun maglioncione fregato, nessun calzino ( magari quelli glieli compra la compagna, chissà!).

Non so come si faccia ad essere madri capaci di dare regole chiare chiarissime: “Non voglio che tocchiate i miei cassetti!” urlo, ogni tanto severa, soddisfatta di me.

“Ok! Ok! RILASSATI!” mi rispondono guardandomi come fossi pazza, peccato che dopo un paio di giorni di calma piatta in cui le mie cose rimangono nei miei cassetti, tutto ricomincia.

Ma non mollo, tento e ritento di salvaguardare pezzi di me. Li raccolgo e li riappiccico in continuazione. Passerà, mi dico.

Cresceranno, se ne andranno e io, sarà tanta l’abitudine che continuerò a scompigliare i miei cassetti da sola e mi nasconderò i maglioni facendo finta che me li abbiano presi. Finirà così, lo so.

Ho nascosto anche il profumo, ma hanno scovato pure quello. L’ho beccate seguendo la scia.

“È buono mamma” mi hanno detto.

La verità è che è un lavoro continuo e certosino quello di salvaguardare noi stesse dai figli, una lavoro confuso, a tratti, incerto, come il loro, credo di salvarsi da noi in un mescolarsi e separarsi necessario.

Eppure, ho una certezza piccola piccola, non cambierei mai la mia maternità con un cassetto ordinato e una vita composta. Lo so, è da pazze anche solo pensarlo.

Infatti, non sono una madre per nulla in bolla, sono una da sconfinamenti, ritorni, contraddizioni, da calzini a quadrettoni e mutande improbabili bordeaux.

L’unica cosa che è nel posto giusto è il bene che ci vogliamo. Quello so sempre dove trovarlo. Basterà, ne sono sicura.

Penny ❤️

I primi di ottobre è uscito questo mio albo. Un modo diverso incasinato consapevole di pensare la genitorialitá. Un’eredità per i figli.

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

Rispondi