Ci sono momenti in cui non si può far altro che guardare a ciò che si ha.
La vita e la sua caducità ci costringono a farlo.
Avremmo potuto, sarebbe stato bello, quando potevamo…invece, siamo qui, confinati.
Ma non è vero che non sia cambiato niente. Almeno per me. Per me, in questo tempo di pandemia, è cambiato tutto.
Io sono un’altra. Anche i nostri figli credo siano altri.
È cambiato il mio modo di guardare le cose, di dargli senso. È cambiato il mio rapporto con il lavoro, con le persone, con gli oggetti.
Ho pulito, ho recuperato, ho tolto di mezzo, mi sono chiusa tantissimo ma forse mi sono aperta a qualcosa di più profondo.
Ho percorso strade nuove, ho sentito il silenzio, ho camminato per crêuze su e giù. Ho visto cose vicino a me, nella mia città, che non avevo mai notato.
Ho usato il corpo in un modo diverso, meno freneticò più integro. Ho scoperto che sono più forte di quello che immaginavo. Ho conosciuto la mia resistenza.
Ho visto tanti bambini e adulti in bicicletta, le montagne ripopolarsi di camminatori e famiglie. I piccoli nelle piazzette. Ho visto balconi adornati di piante, ho sentito l’odore del glicine e il cinguettare persistente sugli alberi di fronte a casa.
Ho vissuto e vivo il presente come mai mi è accaduto prima.
Ho capito che alzarmi, vestirmi, andare a scuola ogni giorno, per me, è stato un atto politico. Tenere in piedi, dentro, accogliere i miei alunni e le loro famiglie è stato più importante che la paura di ammalarmi.
Ho visto le mie figlie come non le avevo mai viste prima, ho condiviso con loro spazi, tempi ed emozioni che cambiavano in modo repentino. Abbiamo vissuto il terrore di perderci e perdere gli affetti più cari.
Ci siamo sentite parte di qualcosa di più grande. In questo tempo ho insegnato alle mie figlie che non basta pensare alla nostra salvezza. Senza la salvezza della nostra comunità poco ha senso.
Abbiamo sperimentato che ci sono cose non controllabili in cui possiamo solo cercare di stare.
Così, oggi, se pur confinati- e non è retorica- ciò che conta è davanti ai nostri occhi. Ciò che non è rinunciabile e che va protetto è alla nostra tavola, ma non solo.
Ciò che conta è la storia umana di cui siamo corresponsabili, un’umanità che ha bisogno di non dimenticare che i servizi, la sanità, la scuola, l’attenzione, la cura alle persone (tutte), sono l’unico modo per salvaguardare se stessa e il proprio futuro.
E soprattutto, salvarne i suoi figli e le sue figlie.
Vi abbraccio tanto Penny❤️
Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia.
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/
http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/