Sentire Grillo difendere il figlio accusato di stupro insieme a quattro amici, sentirlo dire che c’è un video in cui si vede la consensualità, che sono ragazzi di 19 anni, che c’è il gruppo che ride e si stavano divertendo, è davvero spaventoso.

Sentirlo mettere in dubbio la vittima perché ha denunciato dopo otto giorni, come se lui potesse sapere cosa passa per la testa di una ragazza che sostiene di essere stata stuprata, è orripilante.

È orripilante sentirlo urlare contro la magistratura in uno spazio così ampio come quello della televisione pubblica, vederlo mentre batte dei pugni e le mani sul tavolo più volte, aggressivo e urlante.

È orripilante pensare che abbia voce, quella voce, prevaricante e utilizzi la sua posizione di potere per difendere il figlio e in fondo se stesso.

Quelle parole non sono state rivolte solo alla ragazza che ha denunciato, sono rivolte a tutte le donne, sono parole che feriscono e che dimostrano che esistono spazi differenti e misure differenti. Dimostrano che la prepotenza maschilista riesce a prendersi lo spazio nel nostro Paese.

La vittima messa sulla gogna e il dolore ridicolizzato.

Che le vittime, quando sono tali, devo combattere con un sistema che parla ancora di divertimento e di cose tra ragazzi e le svaluta davanti a tutti. A me viene sempre da pensare: perché una ragazza dovrebbe entrare in un girone infernale di questo tipo? Che cosa avrebbe da guadagnarci?

E, allora, il mio pensiero va a quelle donne o quelle ragazze che potrebbero decidere di denunciare, alla speranza che non si facciano intimidire da una società che presenta sempre solo una voce: quella del lupo.

Penny

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