I bambini e le bambine, così come i ragazzi e le ragazze, non ascoltano adulti di cui non si fidano. Non ascoltano adulti che raccontano menzogne.
Lo capiscono subito se siamo incoerenti, capiscono se non siamo giusti e se non siamo sinceri, e per questo è importante raccontare la verità, anche intorno alla sofferenza. Anche intorno alla nostra di sofferenza.
Noi “grandi” abbiamo l’assurda concezione che loro non possano capire, così, parliamo sottovoce e sorridiamo anche se il nostro cuore racconta un’altra storia.
I silenzi o le omissioni sono luoghi angusti in cui perdersi. Dentro al non detto i nostri figli -sia che siano piccoli, sia che siano adolescenti- fanno congetture, sono disorientati, perché ciò che non si capisce non è affrontabile.
Il dolore, invece, per quanto strano possa sembrare, non sono è affrontabile ma superabile.
Poi succede che usiamo due pesi e due misure, pretendiamo che loro si comportino bene, che ci raccontino le cose, che non escano dal seminato e ci stupiamo se non lo fanno, quando siamo noi i primi a non narrare tutta la storia.
La verità è che spesso non si fidano, come noi non ci siamo fidati di loro. Questo non vuol dire trattarli da pari o non mettere limiti, ma vuol dire insegnargli ad essere autentici e a non aver paura della verità dei sentimenti.
Ad esempio, molte di voi mi chiedono come ho fatto a comunicare alle mie figlie che la relazione tra me e il loro padre stava volgendo al termine; quello di cui non ci rendiamo conto, è che i nostri figli sono insieme a noi in quella storia e la stanno vivendo, anche se sono molto piccoli. E quello di cui hanno bisogno è che qualcuno si fidi di loro e inizia a spiegare ciò che sta succedendo.
Usare le parole per raccontare ciò che proviamo, è una buona pratica sempre.
Non li proteggiamo se li facciamo crescere dentro a una campana di vetro, li facciamo crescere se gli insegniamo ad affrontare la realtà, anche se è difficile.
E questo vale per tutto, non solo per le separazioni ma anche per le malattie, per ciò che accade nel mondo.
Ci sono donne o uomini che tendono a “salvare” il partner, credendo che sia meglio immaginare una coppia solida che viverla davvero, come se i nostri figli fossero degli idioti!
Per quanto mi riguarda, il compito di un genitore non è salvare l’adulto che magari attua comportamenti errati, ma insegnare qual è il limite tra ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Io vi parlo della mia esperienza-e nonostante le mille difficoltà- la verità ci ha salvato. Se c’è qualcosa che non va, ci fermiamo, anche se quella verità può far male. Imparano così i figli a fermarsi e cercare risposte anche nella loro esistenza.
Io mi fido della loro capacità di ascoltatemi e credo valga lo stesso per le mie figlie nei miei confronti, anche se non sempre mi comprendono appieno.
Ma rimane la volontà di mettersi nei panni dell’altra, rimane la volontà di affrontare più che nascondere. Di superare più che rimanere impantanate dentro al dolore, perché ciò che non nominiamo esiste e si amplifica.
Quindi, non abbiate paura, se dovete scegliere, scegliete sempre di raccontare tutta la storia, sapranno farci i conti e ripartire, qualunque sia la sofferenza.
Sapranno che vi fidate e si fideranno non solo di voi ma anche dell’esistenza.
Penny❤️
Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. Il 22 giugno esce per Mondadori: “La scuola è di tutti”.
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/
http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/
Splendido!
Grazie