
Dentro al “ci ameremo per sempre”, a volte accettiamo di tirare avanti, di tollerarci a vicenda, anche se sappiamo che la relazione è finita da tempo, che tutto si è spento.
Accettiamo sofferenza e disamore, pur di non rompere “la promessa” e dire a noi stessi la verità.
A volte dentro al “per sempre” sprechiamo la nostra vita, pensando che domani, sì, domani cambierà qualcosa, ma non cambia nulla.
I giorni passano e non ci tocchiamo più, dividiamo lo stesso letto dandoci la schiena. Quando abbiamo fatto l’amore l’ultima volta? Quando abbiamo incominciato a non tenerci più la mano?
Quando abbiamo smesso di dirci le cose importanti invece di un: ciao! Buona notte…Spegni tu le luci? Quando è successo che non ci siamo più sentiti compresi, ascoltati, desiderati?
Non siamo coraggiosi, abbiamo paura, a volte, siamo vigliacchi.
La verità e che facciamo ciò che riusciamo in quel momento, la verità è che dentro a quella storia ci siamo in due e in due tiriamo avanti.
Chi ha mandato in frantumi la coppia? Di chi è la colpa? Chi ha tradito?
Agli occhi del mondo dobbiamo stare insieme: un uomo, una donna, dei figli. Ruoli chiari e stabiliti. Quanto volte lo abbiamo sentito dire? e quanto lo sentiamo dire dai politici di turno?
Ma qual è il prezzo da pagare di questo trascinamento?
Eppure dentro alla promessa del “per sempre” ci portiamo via la vita a vicenda.
A volte portiamo via anche la vita dei figli che imparano a fare finta di niente, a credere in questo tipo relazioni, imparano che è più importante celare, cerando invano di tenere insieme, invece, che provare davvero a stare bene.
Quanto ci terrorizza la solitudine? Più dell’infelicità, a volte. Spesso.
Se solo ci avessero insegnato a parlare, parlare della caducità dei sentimenti, del modo in cui l’amore può mutare, della precarietà, del tempo della fine; se ci avessero insegnato a non aver paura del mutamento, oggi, sarebbe diverso.
Io non sacrifico più la mia esistenza per il giudizio universale, parlo e agisco, metto sulla piatto della bilancia entrambi le opzioni: il “per sempre” e la fine, per ricordami che posso e devo essere onesta con me e con le mie figlie.
L’amore può finire, lo dico anche ai bambini a scuola e loro capiscono immediatamente cosa intendo, perché fanno esperienza della fine continuamente. E vanno avanti.
Non è una storia triste la mia, anche se non c’è il lieto fine, per lo meno quello che abbiamo sempre sentito narrare, c’è un altro finale, che parla di limite, accettazione e capacità di trasformazione della relazione amorosa.
Che parla di educazione alla caducità.
Noi genitori e insegnanti abbiamo il dovere di raccontare anche questa storia, parlare di sentimenti e di come poterli affrontare, parlare della fine e di come poterla gestire, per ricominciare.
Possiamo credere di riuscire a pianificare gli eventi e raccontarci che sarà un “per sempre”, ma nulla è più precario dell’amore, nulla più precario dell’esistenza.
E non c’è niente di più straordinariamente interessante che tentare di non sprecare la propria vita e insegnare ai figli e alle nostre figlie a fare altrettanto.
Penny ❤️
Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. Il 22 giugno esce per Mondadori: “La scuola è di tutti”.
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/
http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/