Mai come in questi giorni, durante la competizione per eccellenza, ho sentito parlare senza nessuna reticenza di fallibilità.

È un Olimpiade strana, finalmente, la rappresentazione della forza ha uno spaccato di realtà.

Federico Burdisso, bronzo nei 200 farfalla, davanti al mondo dichiara: “Questa Olimpiade è un po’ strana, faccio fatica ad accorgermi cosa sta succedendo in giro in questo periodo, ho avuto molto stress, non volevo neanche farla questa gara…”.

Questo ragazzo, classe 2001, parla della sua ansia con sincerità, dice che ne ha sofferto molto, senza preoccuparsi di rappresentare la solita mascolinità.

Quanto possono sentirsi rassicurati i nostri figli, chiusi magari nelle loro camere, magari in difficoltà, da questo ragazzo che non nega la sua ansia? Credo molto, molto di più di tutto il machismo che ingoiano ogni giorno a cui pensano di dover aderire.

Simone Biles che si ritira e anche lei al mondo dichiara: “Non ci più fiducia in me stessa, devo fermarmi”. Quante volte siamo capaci di fermarci? Quante volte accettiamo che i nostri figli lo facciano?

Di fronte ad una società performante e, una famiglia, che spesso, per paura del futuro, ricalca lo stesso modello, dai ragazzi e dalle ragazze delle nostre eccellenze, abbiamo un messaggio chiaro, una rappresentazione nuova.

E ancora Tom Daley, tuffatore inglese, che ha vinto la sua prima medaglia d’oro alle Olimpiadi, nella piattaforma sincronizzata maschile di 10 metri che racconta se stesso e manda un messaggio in difesa della lotta della comunità LGBT : “Mi sento incredibilmente orgoglioso di dire che sono un uomo gay e anche un campione olimpico. Quando ero più giovane non pensavo che avrei mai ottenuto nulla“.

E ancora, Luciana Alvarado, ginnasta 18enne del Costa Rica, ha reso omaggio al movimento Black Lives Matter, inginocchiandosi nel corso del suo esercizio a corpo libero e rischiando la squalifica. Anche lei dichiara di fronte al mondo: “I Giochi lanciano messaggi di uguaglianza che sanno raggiungere la gente e questo è il mio».

La squadra di ginnastica femminile tedesca ha rinunciato ai soliti body aderenti e sgambati, anche qui il messaggio è chiaro: “Basta sessualizzare i corpi femminili”.

E poi, vorrei parlare di lei, di Federica Pellegrini, una giovane donna che nel fallimento- si fa per dire- vince. Perché vince l’atteggiamento nei confronti dell’esistenza. I dubbi, le sconfitte interconnesse alle vittorie, la volontà di lasciare e poi il ritorno. L’accettazione di un percorso che si conclude per lasciare spazio a qualcosa di diverso e nuovo.

Guardando questi ragazzi ho avuto la sensazione che il discorso della settimana scorsa alla consegna dei diplomi alla scuola Normale di Pisa fatto da Virginia Magnaghi, Valeria Spacciante, Virginia Grossi- che non mi sembra sia stato ripreso da nessun politico, ministro, rettore…ed è come caduto nel vuoto- sia un continuum nelle parole di questi nostri ragazzi e ragazze delle Olimpiadi.

Quanto stridono questi atteggiamenti con quelli di Fabio Fognini, sconfitto agli ottavi di tennis, che tutte le volte in cui sbagliava gridava a se stesso: sei un frocio, sei un frocio?

Io credo e spero ci, i figli del mondo, ci stiano superando. Superano la nostra classe dirigente, i nostri cinquanta -sessantenni attaccati alle poltrone che rappresentano un’umanità patriarcale con tutto ciò che comporta.

Ragazzi e ragazze che esprimono la forza attraverso l’accettazione debolezza, che fanno del privato un atto politico di cambiamento. Che hanno la capacità di fermarsi, di ammettere, di guardare ad un progetto più collettivo della propria storia umana.

Che hanno il coraggio del fallimento. Lo dichiarano e determinano così se stessi. Sovvertendo finalmente le regole.

E niente. Quanto sono migliori di noi, nonostante noi?

Penny ♥️

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