È il primo settembre da quando ho memoria che non mi metto a dieta. Non ho nemmeno buoni propositi, tipo andrò in palestra, non mi farò più prendere dall’ansia, non litigherò con le mie figlie, sarò migliore di quello che sono stata fino ad oggi.

Non so se le cose coincidano, la dieta e i buoni propositi, ma non ho voglia di pensare al futuro, o meglio, i sogni sono sempre lì, materia che mi attraversa e mi stimola, ma ho necessità, per questo inizio, di esserci senza credere nella posticipazione della felicità.

E per farlo devo provare a custodire l’adesso. Non quello che sarò o farò tra qualche secondo, ma il qui e ora.

Ho l’urgenza di proteggermi dai rumori di fondo della supremazia degli uni sugli altri, su chi è un vincente e chi no, sui consigli degli intellettuali che si preoccupano di parlare agli intellettuali, gongolando si di se stessi, perché della gente “normale” non frega nulla a nessuno, rumori di fondo sulla richiesta di bellezza. Diventare donna, per me, è stato davvero un sollievo.

Passeggiando con mia figlia mi sono accorta che gli uomini non mi guardano più, gli uomini della mia età, cinquantenni e giù di lì, guardano lei, il suo corpo giovane.

Mi sono chiesta quando sia successo ma di preciso non lo so e che sia chiaro per questo non mi taglio le vene. Anzi provo pena per la mia ragazza, perché, proprio mentre uno di questi vecchiotti le mandava uno sguardo languido mi ha detto: “Mi fa schifo, questa cosa che mi guardino i vecchi ( intende i cinquantenni come me ?) mi fa schifo e poi mi succede che quando sono contornata dagli uomini più grandi mi sento sempre a disagio”.

Sapevo benissimo di cosa parlava, ricordavo quella sensazione, la stessa che ci portiamo dietro da quando il nostro corpo si fa maturo. Noi andiamo avanti, gli uomini restano là.

È anche vero che la società ci bombarda costantemente, fin dalla tenera età, con canoni estetici e l’immaginario collettivo, la pubblicità ecc…si incaricano di marchiarci con quelli.

Dobbiamo essere, appunto, giovani, magre, simili e perfette. Così, cresciamo insicure, incerte, in competizione tra di noi e controllabili.

La divergenza e l’unicità dei corpi sono follia. Basti pensare alla rappresentazione sui social delle adolescenti, le “influencer” sono fotocopie una delle altre, le ragazze fotocopie delle “influencer”.

Se non sei magra e con i capelli lunghi e non ti inarchi pronta per essere ammirata, rischi di passarti un’adolescenza di merda, pensando di essere quella sbagliata e dover cambiare il tuo corpo per essere vista.

Gli altri, gli uomini, ahimè sono loro che dettano il mercato, pretendono di sapere come dobbiamo essere. E anche se le giovani donne credono di sentirsi libere portando i pantaloncini cortissimi e magliette attillate, quella libertà è solo un’illusione.

Dovremmo scegliere la femminilità che vogliamo rappresentare. Cazzerola! Devono saperlo le bambine, le ragazze e noi che diventare donne è un sollievo.

E, allora, decido, in questo inizio di settembre, che la mia femminilità passerà attraverso la mia indipendenza, la mia autodeterminazione, il mio essere libera.

La femminilità non è attendere di essere viste, è portare avanti il progetto di vita che desideriamo.

È agire sul senso e farlo con l’unicità del nostro corpo.

Un corpo che si muove libero, che occupa spazio e se non glielo danno, se lo prende, che si porta con dignità, consapevole di essere il confine giusto dei nostri desideri.

Non mi stancherò: siate libere, siate il vostro corpo.

Penny❤️

Ps: acquerello di Ludo. Non è meraviglioso questo corpo normale?

https://www.ragazzimondadori.it/libri/la-scuola-e-di-tutti-le-avventure-di-una-classe-straordinariamente-normale-cinzia-pennati/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

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