Mi piace quando riesco a trovare un nome alle cose, perché, quando succede vuol dire che è il tempo in cui posso guardarle in faccia.
Soffro di ansia preventiva da sempre, la cosa ridicola è che essere dentro alle situazioni è sempre meno terribile che il loro immaginario.
Dentro all’ansia preventiva ci metto ogni mancanza, ogni paura, ogni buco nero.
Però, la cosa di cui mi posso dare merito è che quell’ansia non mi ha mai fermato. Ho attraversato attichi di panico spaventosi pur di non tirarmi indietro. Ma quanto si sta male?
Nella vita di adesso l’ansia preventiva è quella che mi spaventa per il futuro delle mie figlie, cosa faranno? riusciranno ad essere felici? Ad amare senza farsi condizionare dalla loro storia? A seguire le loro passioni? Ad essere autonome?
È la stessa che mi spaventa per il mio futuro: riuscirò a uscire immune dal pagamento di tetto e facciate? Pubblicherò quel libro a cui tengo tanto? Riuscirò a mandare avanti la battaglia legale per le mie ragazze?
Adesso sono queste le domande che mi tormentano, un tempo erano altre. Il pozzo è profondo ma c’è un ma.
Il tempo e il suo scorrere mi hanno insegnato che le immagini preventive possono essere trasformate, annullate mai, perché si sono consolidate, hanno messo radici, sono scaltre e hanno saputo ancorarsi al cuore.
Però, quando succede, quando l’ansia preventiva mi travolge, penso che voltandomi indietro non potrò dirmi per niente soddisfatta di aver perso tutto questo tempo dentro alla paura di non riuscire.
Così, mi volto verso quello che c’è, e ricordo a me stessa i traguardi, ma soprattutto gli affetti, le persone che amo e da cui sono amata.
E mi ricordo che sono qui e che stiamo tutti bene.
Non è sempre facile ma spesso funziona e quel ricordo crea memorie nuove che si ancorano al cuore e lo puliscono dalla paura di non farcela e di non riuscire.
Un cuore leggero, a cui sono ancorate le domande necessarie, può muoversi più libero e andare più lontano.
Penny ♥️
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