L’amore delude. Lo fanno i padri, le madri, i figli, i compagni, le mogli, i mariti.

Delude e non c’è nulla da fare. Ci saremmo aspettati, avremmo voluto e desiderato.

Delude ma non abbandona per la delusione, resta oltre quella delusione, se ne vale la pena.

Resta chi sa accettare la delusione. Se quel legame è potente e forte come roccia che si sgretola ma non scompare.

Guarda quello che c’è e non quello che immaginava. Invece perseguiamo spesso un amore devoto, vero, fatto di mascheramenti pur di non metterlo in discussione.

L’amore va discusso, guance rosse e cuore arrabbiato, ma non per questo lo si perde.

L’amore non fila mai liscio, nemmeno quello per i figli, perché dovrebbe? Perché dovrebbe essere sempre appagato e soddisfatto?

Chi detta le condizioni? Se non chi non sa cosa sia l’amore? O chi dell’amore se ne serve per coprire una sottomissione? Qualunque essa sia.

Una figlia delude un padre e lui non c’è più. Possiamo dire che la ami sopra ogni cosa?

Ecco, forse è proprio quel sopra ogni cosa che presuppone un’illusione, un appagamento totale dell’altro sul sé.

Ma l’amore, per Dio, vive nella casa del disincanto, è mai compiuto, mai completo, mai irreprensibile, mai impeccabile, mai nostro, mai davvero conosciuto.

L’amore non é narciso. Non è immagine riflessa, contemplazione del bene che si vuole, né riconoscenza, bisogno di riempire.

È fatti, non beatificazione.

È quello di una madre per sua figlia, ad esempio, che prevede la delusione anche di sé.

Penny ♥️

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