Io non voglio essere considerata una grande madre o mamma, so che quanti lo scrivete sotto ai post è per affetto, ma, è proprio tuti ciò che sto cercando di combattere.
Ovvero lo stigma del sacrificio, dell’amore incondizionato per i figli che porta all’annullamento.
No, io no. Non voglio essere questo tipo di madre sacrificale, quella che serve al sistema e lo mantiene intatto, l’amore della mamma supera tutto.
Cazzate! Io voglio di più, per me stessa e per il futuro delle mie figlie. Per questo racconto la verità, spero l’abbiate compreso, per far capire alle donne che vivono situazioni simili che è necessario alzare la testa, continuare a rivendicare i propri diritti.
Non possiamo essere buone madri se non lavoriamo per l’uguaglianza. È questa la differenza.
I nostri figli/figlie si sentiranno davvero amate e non saranno uomini prevaricatori e donne prevaricate, se preserviamo una parte di noi.
Se siamo così “egoiste” da mettere dei limiti al Sì, se lottiamo contro quel “le donne hanno una marcia in più” che permette al sistema, persino quello giudiziale, di considerare il sacrificio femminile come parte naturale dell’essere madre.
Vaffanculo. È l’unica parola che può rendere ciò che provo. È la rabbia, quella buona, quella che mi sostiene, mi tiene sul pezzo e non permette al mio io di chiudere il cerchio dentro all’amore per le mie figlie.
Non mi basta che loro mi amino. Proprio no. E non voglio che di me si ricordino dei sacrifici che ho fatto e mi immolino come una Maria beatificata.
Di me voglio che ricordino la forza del NOI. La forza di fare un passo avanti anche piccola per cambiare la nostra storia femminile, la loro storia.
Voglio agire la mia esistenza, è questo il mio essere madre, lottare per la donna che sono.
Penny ♥️
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La tua libertà nasce dalla tua immaturità, non si metto figli al mondo per farli crescere nell’odio e nel dolore. Anche i figli stanno a guardare la madre “ libera “ . Ma di che?