Sono in montagna. Una casa nel fitto del bosco. Chi mi segue su fb sa che la notte ho paura e sa, perché l’ho scritto, che il superamento di quella paura vale più della paura stessa.

Dovevo scendere un paio di giorni ma ho scelto di stare. Una figlia é partita, l’altra é tornata e sta ripartendo. Ho deciso che le aspetterò qui. Ci sentiamo molto al telefono, se hanno bisogno Per chiamano, mi parlano più così che quando sono a disposizione.

A volte mi chiedo se mi ritengano egoista, poi immagino il sollievo che avranno di sapermi felice e non dover pensare a me come una madre che gli chiede di colmare i vuoti e non le fa sentire in colpa.

Ogni figlio deve realizzare la propria storia e quindi, corro il rischio di un loro giudizio, intanto, la percezione di chi siamo state o siamo come madri sarà sempre ingovernabile.

Corro il rischio perché so che il mio ruolo é quello di aiutarle a costruire la loro libertà e non é possibile se la mia non prescinde dal loro compiacimento o dalle loro soddisfazioni.

Comunque, stare nel disagio della notte mi ha fatto pensare molto. Mi ha fatto pensare a tutte quelle volte che ai nostri figli succede qualcosa e noi gli diciamo: non é successo nulla, va tutto bene, passa subito.

In poche parole gli chiediamo di uscire immediatamente dalla zona di disagio, come lo chiediamo a noi stesse. Aggirando quel disagio o quella frustrazione gli insegniamo a non starci dentro.

Scavalcare la paura e il dolore alla velocità della luce impedisce di imparare a gestire le emozioni scomode.

Mentre la sera il buio mi circonda e il cuore accelera un po’, penso a cosa mi sarei persa se non avessi deciso di stare da sola.

In questi giorni, ho camminato nel bosco insieme a un capriolo, ho visto Alaska avvicinarsi alla sua paura, ho trovato molti funghi, ho camminato tantissimo, ho scritto, ho letto, ho goduto di quello spazio che difficilmente mi concedo, esclusivo e mio.

Ecco cosa mi sarei persa se avessi scelto di non stare nel mio disagio della notte. Certe luci della giornata, certi pensieri, certe consapevolezze riguardo a cosa é bellezza.

Processare il dolore, il disagio, la tristezza permette di accedere ad altro, se scegliamo di rinunciarci, scegliamo di perdere molto di più. Se ci rinunciamo, lo faranno anche i nostri figli e di certo, tra le tante eredità che possiamo lasciare, questa mi sembra carica di peso.

Non c’è spazio libero da insegnare se non il nostro e questo passa attraverso il saper stare scomodi, a volte, per scoprire che ci sono comodità profonde a cui aderire. Che restano memoria del saper essere genitori.

Penny ♥️

Ps: mi permetto una pausa fino a settembre, su fb e Instagram continuerò a scrivere ma solo se avrò qualcosa da dire. Come le azioni importanti per me: Scelgo di scegliervi. Non so se mi capite. Buone vacanze di “ disagio” e a presto.

E poi sono nei miei libri…

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