Tutti i giorni prima di sederci nei banchi ci facciamo una chiacchierata. Mettiamo i tappeti, “fregati” dalla palestra, in cerchio e ci diciamo cose, stando vicini e guardandoci in faccia. A volte ci facciamo delle belle risate, a volte escono tristezze. Anche la mia classe è minuscola, come la mia casa, ma si  accede direttamente al giardino e dalla finestra irrompono gli alberi con mille pappagalli che a volte ci distraggono. Io l’adoro, forse per le anime che nel tempo l’hanno abitata. Qui ho lavorato con la mia prima vera classe, avevo poco più di vent’anni. Ci sono storie dentro. Tante. Diverse. Uniche.

Comunque noi ci sediamo nell’agorà, per conoscerci un po’, che i bambini se si ascoltiamo hanno un sacco di cose da dire. Sanno parlare dei sentimenti. Più di noi che siamo pieni di inibizioni. E siccome ho presentato già  le vocali, chiedo se si ricordano come si chiamano le altre lettere.

Qualcuno azzarda:  si chiamano alfabeto!

Non è esatto, tutte le lettere compongono l’alfabeto. Le vocali sono 5 e le altre: la B, la C…come si chiamano?

Tentano. Provano. Non si fanno problemi a sbagliare e non ci rimangono male se non l’azzeccano e io penso: perchè poi instilliamo in loro paure e competizione…che ci piglia a noi adulti?

Siccome non trovano la parola, imbocco: si chiamano CON…CONS…

Uno si alza in piedi che per poco i compagni nel tappeto non si rovesciano e urla: CONSOLANTI!

Inutile dire che mi è scappata una risata e poi aggiungo: Ok, le altre letterine oltre alle cinque vocali si chiamano consonanti, ma noi possiamo chiamarle consolanti. Solo qui. Che le parole in effetti, spesso sanno consolare.

Allora chiedo come fanno a consolarsi quando sono giù di morale, o sono tristi, o qualcosa non è andato secondo i loro piani. E inutile dire che sanno trovare un sacco di strategie. Alcuni usano oggetti, un po’ come noi, altri fanno da soli, altri chiedono a chi è più vicino. Fratelli, madri, padri, amici.

Tutti hanno qualcosa da dire e da condividere. Forse qualcuno di voi potrebbe pensare: ma che scuola è! Forse in qualche classe sono a compilare quaderni su quaderni e li mostrano fieri ai genitori. Da noi si impara a parlare ed esprimersi bene per poter scrivere bene e riempire quella scrittura di significato. Si va piano che ci pensa il mondo ad andare di fretta. E poi si fanno prove di ascolto e di empatia. Che quella nessuno ce la insegna. E, a volte, nella vita risolve. S’impara a stare insieme, per questo non capisco molto chi sceglie un’educazione di tipo parentale, si privano i bambini della più grossa possibilità: la socialità. Il confronto. La responsabilità nei confronti del diverso. L’accettazione.

Comunque, quello che volevo raccontarvi, in realtà, è ciò che ha detto un bambino.

Uno di quelli che non dovrebbe avere la cittadinanza, di cui la scuola non dovrebbe occuparsi, perchè farlo vorrebbe dire fare politica.

Uno di quelli che non hanno una macchina, e il suo giorno più bello è stato quando un amico del suo papà gliel’ha prestata, allora sono andati a farsi un giretto.

Lui, a proposito del discorso su cosa lo consola, si alza in piedi e dice in tono quasi solenne: “Non so se lo sapete, ma mia mamma ha un profumo delizioso”.

Ecco.

È per giornate come queste e sono tante che mi sento fortunata.

Ricorderanno questo i nostri figli: il profumo. L’odore. Quell’attimo in cui li abbracciamo e il loro viso si incunea nel nostro collo. Ci annusano e si riconoscono.

E se glielo permettiamo continueranno a farlo. Magari meno, ma in qualche modo quell’odore lo cercheranno.

Non preoccupatevi troppo dei vostri figli. Dei voti. Dei risultati. Del caos che fanno. Ogni tanto tirateli a voi e permettetegli quel tipo di vicinanza.

Di sentire il vostro profumo. Una scia lasciata nel tempo che consola.

Io vorrei essere un profumo delizioso per le mie figlie.

Sarebbe bello. Allora, anche con tutti i miei casini, sarei stata una madre capace, lo so.

Con tanto affetto Penny

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