Credo che dipenda da noi. La dipendenza dei figli. A volte limitiamo la loro crescita.

Pensiamo di essere indispensabili o forse, abbiamo bisogno di crederlo, per rimanere dentro a quell’urgenza di accudimento, quando sono piccoli, che ci assorbe interamente fino a farci dimenticare i vuoti.

Solo che loro diventano grandi e hanno bisogno di noi per farlo.

In questi giorni ho pensato molto al post sul sacrificio delle madri. Sabato sera ho detto alle mie girls: “Io esco con il mio fidanzato, poi, pensavo di andare a dormire da lui” neanche fossero mia madre!

“Certo, tu non ci sei mai!” ha esclamato una delle due

Quel “tu non ci sei mai” quante volte ce lo siamo sentite dire?

Premessa: la grande usciva e la piccola aveva invitato la figlia del mio compagno e due sue amiche a fare una specie di pigiama party e se fossi stata a casa, mi avrebbe detto di togliermi dai piedi.

Il pomeriggio ero già uscita per partecipare alla manifestazione contro il ddl Pillon, così, di fronte alle loro affermazione, ho iniziato a vacillare.

Ho pensato al sacrificio perché spesso le mie uscite sono più o meno giustificate se parlo di lavoro, di impegni “professionali” ma se parlo di piacere io mi sento in trappola.

Le donne e il piacere.

Non ho risposto alla provocazione, ma in cuor mio, ho iniziato a domandarmi se facevo bene, se era il caso si uscire, se, se. Inoltre il giorno dopo la grande aveva una gita con gli scout e io non ci sarei stata per svegliarla e prepararle i panini.

La colpa che copre ogni cosa.

Sono stata con il mio compagno giusto il tempo di una cena, poi, sono tornata a casa decisa quasi a rimanerci.

Quando sono entrata in cucina sono rimasta colpita: sul tavolo c’era già la tovaglietta della colazione apparecchiata e la caffettiera sui fornelli.

La girl grande mi è venuta incontro e mi ha detto:“Mi sono già preparata i panini, così domani mattina faccio prima”. Nel frattempo è arrivata la piccola che aveva riordinato la cucina dalla baldoria con le amiche, dent ilavati e pigiama messo e mi ha chiesto: “Perché sei tornata?”. Mi ha dato un bacino ed è andata in camera. “Mamma, vai, non ti preoccupare” ha aggiunto l’altra seguendola.

Mi sono sembrate felici. E mi sono chiesta se pensarle “piccole”è un mio bisogno, a volte, per fermare momenti o sensazioni, per sentirmi utile, per riempirmi il tempo o perché non so più che cosa vuol dire occuparmi di me.

Bisogna imparare di nuovo, ad un certo punto, ricominciare a prendersi cura di se stessi e lasciare a loro lo spazio per crescere. Bisogna. Come una responsabilità.

Vorrei pensarle al sicuro, sempre. Come quando erano piccole e io le spiavo, addormentate braccia in su, il pigiama con gli orsetti, guance rosse, il loro pupazzo accanto.

Forse, il dono più grande che possiamo fare ai nostri figli e farli sentire al sicuro anche lontano da noi.  Perche loro ce la fanno. Il problema credo sia nostro.

Dormono. Una è completamente coperta, l’altra ha il piumone in fondo ai piedi. Hanno i corpi grandi. Del pigiama con gli orsetti non c’è più traccia. Nemmeno delle guance rosse. Non ci sono le braccia in su. Non c’è la resa. Nessun pupazzo.

Ora sono le mie ragazze, dentro le bambine che sono state.

Tutto cambia. Tranne l’amore.

Quello rimane identico. Scavalca il tempo e gli eventi.

Resta. Soprattutto, quando siamo capaci di lasciarlo andare.

Un amore libero credo sia eterno.

Ricordiamoci sempre di lasciarli andare. E non ingabbiare noi stessi dentro al dovere come una prigione che incastra noi e loro.

Saranno felici. E pure noi ❤️

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella

9 comments on “Quando noi madri per i figli “non ci siamo mai”. Le donne e il piacere.”

  1. Lasciar loro spazio per badare ai loro bisogni, per organizzarsi in autonomia è il miglior modo per farli crescere. Sanno che ci siamo, ma guardiamo da lontano.
    Serenamente. Senza sensi di colpa

  2. Ho letto e riletto ogni singola parola….piu volte per memorizzarla e farla mia. È difficile però perché mia figlia ha 13 anni e si comporta come se ne avesse 20.
    Non ha più l’ orsetto ma non ce la faccio ad accettare il salto di 7 / 8 anni che ha fatto.
    Libertà crescita autonomia fiducia diventano spesso sinonimi di incoscienza ignoranza testardaggine.
    E inevitabilmente noi mamme soffriamo. Amaramente.

    • Loro hanno bisogno di ribellarsi. A quell’età hanno bisogno di sapere che esistono al di là di noi e spesso si comportano come se fossero già grandi, noi i loro muri su cui scagliare la rabbia, la prepotenza, appunto. Poi crescono. Per fortuna. Non ce l’hanno con noi, non sanno cosa vogliono. Tutto qui.
      Sul fatto che noi soffriamo, ti comprendo in pieno. Ti sono vicina, ovviamente. Penny

  3. Penny cara, come sempre grazie…
    Io non ce la faccio a gestire il senso di colpa, mi è stato inserito nel dna quando sono nata, da due genitori iperpresenti e iperprotettivi, asfissianti forse è il termine corretto. Che mi guardano ancora male se ci provo, a prendermi uno spazio per me.
    Ma io ci provo, ancora, sempre. Perché credo fermamente che certi schemi non si debbano tramandare di madre in figlia.
    Ogni giorno cerco di insegnare alle mie figlie a stare bene, con se stesse e nel mondo. Una mamma che rivendica il proprio, di diritto, dovrebbe essere la normalità. Eppure…Italia, a.d. 2018, ed è ancora così tremendamente complicato.
    Perché una “brava mamma” rinuncia, si sacrifica, non desidera, antepone. La mentalità dominante è ancora sempre questa e, purtroppo, è avvallata da tantissime donne. Noi, e le nostre figlie, dobbiamo generare il cambiamento! Che sfida, che responsabilità! Grazie grazie grazie per dare sempre voce a tutto questo. Ti abbraccio forte.

    • Cara Valeria siamo noi quelle che devono iniziare a raccontare un’altra storia. Fa comodo a tutti tenerci a bada, per questo dobbiamo parlare e raccontare alle amiche che la strada per la felicità prevede un sano egoismo. L’amore prevede degli aggiustamenti in corso d’opera da entrambi, non sacrificio da una parte sola. Una brava madre è una madre felice, io non mi stancherò mai di ripeterlo, che non si realizza attraverso i figli ma attraverso i suoi spazi e la sua gioia. Un bacino. Penny. Grazie grazie di starmi vicino.

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