Quando chiunque di voi storce il naso di fronte al femminimismo.

Quando, si pensa che essere “femministi” sia solo un’esagerazione, un’idea che tocca le donne insoddisfatte e nervose.

Mestruate e frigide.

Insomma che non ne prendono a dovere (altra frase che ognuna di noi ha sentito almeno un paio di volte nella vita!).

Ogni volta che intorno ad un tavolo, di fronte ad un’esternazione di disuguaglianza nel nostro Paese, di fronte a leggi ingiuste, aggiunge un: sí però, devono decidere entrambi, quando quell’entrambi ha un peso sociale diverso.

Ogni volta che una donna pensa di essere libera.

Ogni volta che qualcuno mi dice: non va bene, sei troppo di parte, dovresti parlare anche degli uomini!

Sappiate che questa immagine è uno dei tanti motivi per cui non lo faccio.

Gli uomini sono al centro della nostra società, si prendono tutto.

I luoghi di potere. Gli stipendi migliori. Il nostro corpo, la nostra anima e pure la vita, a volte.

Pretendono di decidere come dobbiamo essere, cosa dobbiamo fare, quali madri, quali donne.

E ce lo sbattono in faccia. Con ostentazione. Ogni giorno.

Semplicemente loro tagliano il nastro, noi siamo quelle che i mobili li puliscono, tengono in ordine e mettono a posto (permettetemi la provocazione).

Non ci siamo, perchè non ci vedono se non come madri, mogli, zoccole. E fa comodo così.

“Chiedi a lei, in casa comanda mia moglie!” quante volte lo abbiamo sentito dire?

Non ci siamo ancora scocciate di queste stronzate?

Quindi, amici cari, quando pensate che la disparità di genere sia solo un’invenzione, ricordatevi questa fotografia.

Salone del mobile. Anno 2019.

E sappiate che non trovo nulla di più urgente che continuare a parlare di donne e di femminismo (che tra l’altro dovrebbe trovarvi coinvolti in prima linea).

Mi sento umiliata. Esclusa. Discriminata.

Non sono per questa immagine ma, spesso, nella mia quotidianità.

Conosco la mia forza e so che se parla un uomo, la sua, purtroppo vale il doppio e con quella devo fare i conti.

Mi sento umiliata per il Ddl Pillon che sta ancora lì, nonostante le proteste, per il Codice rosso, legge senza fondi, per il Revenge Porn che dovrebbe portare un altro nome e non basta. Per i centri antiviolenza che campano con le briciole, così come la Casa Internazionale delle donne e dovrebbero essere luoghi di diritto, per l’eliminazione del contributo al baby-sitting e nido alternativi al congedo parentale. Per i quattro giorni di paternità.

Mi sento umiliata. E da quando sono femminista, la verità è che mi sento più sola. E non lo immaginavo.

Nonostante ciò, qui non parlerò degli uomini, almeno fino a quando quell’equità non sarà reale. Fifti fifti.

Se non si è femministi si è sessisti. Non c’è un’alternativa.

Parlerò alle donne, invece, per le donne, con le donne, nello stesso modo in cui cerco di essere contro ogni discriminazione sociale.

Chissà perché questa per alcuni vale meno.

Lo devo alle mie figlie. Ai miei alunni. Quelli di ieri e quelli di oggi.

Soprattutto a me stessa e alla mia dignità.

Penny

Ps: il disegno è di mia figlia per chi non lo sapesse ha 17 anni. Quando le ho chiedto spiegazioni lei mi ha detto:”Quando sono con gli altri sento il giudizio dei ragazzi su di me. Vorrei essere in un modo ma non ci riesco. Noi femmine non ci riusciamo”.

1 comment on “Cari uomini, ecco perché non se ne può più di parlare di voi.”

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