Lo spazio di una donna nasce da tanti piccoli atti di egoismo.
Pensare a se stesse presuppone mettere in “secondo piano” i figli, “trascurare” la famiglia, dimenticare l’organizzazione delle giornate.
Rubiamo del tempo per fare qualcosa che ci interessa. In poche parole per essere felici dobbiamo essere egoiste.
Mi sono chiesta perché questa parola “egoismo” fa così paura.
Perché, appena una donna la pronuncia viene tacciata come pessima. Non solo dagli uomini, ma anche da alcune donne.
Qual è quella madre che mette i propri desideri “davanti” ai figli?
Io. Ad esempio.
E giù critiche.
Ho imparato. Sto imparando a tenere per me quello spazio privato e intimo in cui infilo le mie aspirazioni. I miei interessi. Le mie passioni. Le mie ambizioni.
Ciò che mi dà respiro. Mi fa crescere come persona.
Penso di avere diritto a spingerle e non solo, penso sia un mio dovere come donna e come madre.
A volte, vorrei dedicarmi interamente a me stessa, alla scrittura, ad esempio. Chiudermi a chiave e dimenticarmi del mondo.
È un peccato?
Non credo, se questo mi rende più felice anche nella vita con le mie figlie.
Voglio essere per loro una madre desiderante e per farlo so che devo impilare una serie di atti di egoismo.
“Non disturbare papà, sta lavorando”. L’avete mai sentito dire?
Avete mai sentito di uomini che giocano al calcetto il mercoledì, di mogli che gli tengono in caldo la cena per quando arrivano a casa e gli disfano la borsa?
Avete mai sentito raccontare di uomini che si chiudono a chiave nello studio, che lavorano durante le feste, che devono fare per forza quella cosa?
Di uomini che lavorano per mesi fuori casa e “abbandonano” i figli?
Se lo facesse una donna?
Gli uomini sono legittimati, è la Storia a dircelo, la composizione sociale del lavoro.
Possono lasciare i figli alla madre perché hanno un’importante riunione, possono non partecipare alle feste di classe, alle recite, ai colloqui, possono non pensare alla cena, demandare la spesa, possono non sposarsi, non fare figli che nessuno li chiamerà zitelli o li giudicherà.
Sono legittimati dal mondo a impilare atti di egoismo, ma nessuno dice che sono egoisti.
È normale che si comportino così.
Nessuno dice: ha sacrificato la famiglia per la carriera.
Quando a farlo è una donna, però, si passa subito alle critiche e al giudizio. Non solo su di lei ma sulla sua capacità di essere madre.
E siamo anche noi donne, quando facciamo ciò che ci fa stare bene, a sentirci in colpa.
E sbagliamo.
Quanto devo essere egoista per essere felice? Per spingere ciò che desidero nel lavoro o nella vita privata?
Questa è la domanda che mi faccio spesso.
Come un uomo, mi rispondo per non farmi dominare dai sensi di colpa.
Esattamente come lui.
Penny
Fino a prima di qualche anno fa, la pensavo come te. Poi da quando sto col mio compagno e vedo la madre di suo figlio mettere se stessa davanti a tutto, mi sono dovuta ricredere. I figli che crescono senza la presenza costante di una madre vivono in un disastro affettivo che nemmeno il più amorevole e mammo dei padri può prevenire. Come in tutte le cose ci vuole misura, entrambi i genitori devono mettersi in gioco, altrimenti lo squilibrio è assicurato, ma sono oramai certa che l’assenza della madre è ciò che guasta di più un bambino piccolo. Io credo che la famiglia tutta andrebbe riconsiderata e riorganizzata. Se gli uomini non sono disposti a questo, a perdere posizione per cederne un po’ alle donne e creare equilibrio, beh, meglio non farci figli.
Cara Cinzia io quello lo chiamerei menefreghismo, mettere se stessa al centro vuol dire essere consapevole dei propri doveri di madre e delle proprie responsabilità, non di certo non essere amorevoli o attenti nei confronti dei propri figli. Hai ragione tu, come in tutte le cose ci vuole misura, ripeto, quello non è essere centrati, è non essere un buon genitore. Sulla presenza costante bisognerebbe aprire un capitolo, la presenza deve esserci, ma lasciare respiro alla relazione, ovviamente, a un figlio è piccolo avrà bisogno di maggiori attenzioni e cure.
Spero di essermi spiegata. Penny
La verità è che non ti spieghi.