La colpa è donna.

È colpa tua se sei tornata tardi dall’ufficio. Se non era pronto a tavola. Se la pasta era scotta, chissà dove hai la testa.

È colpa tua se non hai fatto questa o quella cosa. Se non hai fatto ciò che ci si aspettava da te.

È colpa tua di non aver rispettato le norme sociali che ti consideravano una buona madre oppure una buona moglie .

È colpa tua se ti anteponi alla famiglia. Se dedichi troppo tempo alla carriera. Se decidi di separarti e di fare male ai figli. Se io non ho un lavoro e mi hai ridotto in questa condizione.

Se ti ho stuprato, pensa a come ti conci, a cosa mi hai fatto intendere. È colpa tua se ti picchio, se non mi facessi arrabbiare, se non mi indisponessi, non accadrebbe.

È colpa tua, quella di pensare a te prima di tutto il resto. Che idee ti mettono in testa?

D’altronde, il macigno di Eva pesa su di noi. La perdita dell’Eden è colpa nostra, è lei che tenta Adamo.

Alla fine quelle colpe, piccole o grandi, si trasformano in qualcosa di enorme e si traducono in senso di inadeguatezza. Così, noi donne, pur di rispondere a determinati stereotipi condizioniamo le nostre esistenze.

Qualcuna si smarca e, come ho già scritto, la paga carissima, qualcuna rimane intrappolata per sempre.

La verità è che la prepotenza maschile, dai piccoli atti che partono da azioni di convincimento semplici in una conversazione ( spetta a me “maschio” l’ultima parola o spiegarti come vanno le cose) a quelle più grandi di prevaricazione ( ti uccido perché mi appartieni), sono giustificate dalla nostra colpa.

Abbiamo comunque fatto qualcosa.

Il senso di colpa è una prerogativa femminile, legata, ma non solo, a quel ricatto sulla maternità.

È una delle più efficaci forme di controllo sociale e, lo sappiamo, nessuna di noi ne è immune.

La donna, in fondo, è peccatrice ed è attraverso la sua seduzione che il sistema ci dice che possiamo ottenere ciò che vogliamo dagli uomini, ovvero, portandoli a letto.

E, sempre quel sistema, ci dice che attraverso la dedizione, la cura e la maternità, possiamo redimerci dal peccato.

Qualcosa da scontare l’abbiamo sempre.
Beate o troie.

E i sensi di colpa ci inchiodano, sono dentro di noi da millenni e ci portano a pensare di salvare il mondo con il martirio. E gli uomini, a volte.

Di riuscire a farci amare da maschi stronzi che si approfittano di noi e dei nostri sensi di colpa.

Così, ci prodighiamo per compiacere, contenere, rispondere alle aspettative, ma lo capite al prezzo di cosa?

È il nostro Paradiso che perdiamo. La possibilità di essere donne realizzate fuori da questo sistema culturale che ci vuole sottomesse.

Sempre un passo indietro.

Quindi, da qui in poi, pensateci. Pensate ai sensi di colpa guardandoli da un’altra prospettiva.

Quando non vi fanno chiudere gli occhi la notte. Quando vi fanno sentire inadeguata. Siate consapevoli.

Prodigatevi in ogni momento per realizzare la vostra felicità e sì, anteponetela a tutto. Mandate a fanculo quel peccato originale del senso di colpa e quel sistema sessista che attraverso i sensi di colpa ci controlla. E continua a detenere il suo potere.

Siate libere.

Penny

4 comments on “Il senso di colpa. Una forma di controllo sociale femminile.”

  1. Articolo forse un po’ troppo amaro…vero che siamo piene di sensi di colpa che molti uomini non hanno, però non generalizziamo…non tutti gli uomini sono possessivi e egoisti e non tutte le donne sono immuni da colpe….mi viene da dire che noi donne dobbiamo impegnarci a lavorare tanto su di noi per dare il buon esempio ai nostri figli e per essere più forti contro le avversità

    • Sono d’accordo, quello che non mi è chiaro è il perché, ogni volta, che si parla in difesa delle donne, bisogna specificare che esistono uomini buoni. Non lo capisco. Non succede il contrario. Solo una riflessione. Grazie Silvia. Un abbraccio.

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