Venerdì ho fatto una cosa.

Il mio compagno ha trovato una scatolina imboscata a casa sua che non ricordavo d’avere.

Sapete che abbiamo provato a fare la famiglia allargata, un po’ presi dall’entusiasmo iniziale dell’amalgama, un po’ per quell’idea di famiglia che, comunque, avevamo in testa.

Poi, abbiamo capito che non avrebbe funzionato, troppe complicazioni con i figli e, ci siamo detti: ma chi lo dice che per amarci come si deve dobbiamo vivere insieme? Così, ci siano concessi il lusso della solitudine, abbiamo diviso gli stracci e ci siamo salvati dal fallimento. Questo per spiegare il perché quella scatolina fosse lì.

Comunque, dentro c’era un anello con dei cinque brillantini che credevo di aver già venduto dopo che mi ero separata.

Essendo davvero messa male ( rimasta nella casa “coniugale” con un affitto davvero esoso che mi pagavo da sola) all’epoca, ho preso tutto l’oro che avevo, non molto, ho tolto i regali fatti alle mie figlie, e sono andata a venderlo. Ricordo che ho guadagnato 1500 euro e ciò mi aveva permesso di respirare per un due mesi.

Ecco, ieri ho preso quella scatolina, ho tirato fuori la riviera donata dal mio ex marito e ho chiamato mia madre, perché io sono una pessima venditrice. Così ci siamo fatti due tre giri per capire quanto potevo farci.

Quando l’orafo mi ha comunicato la cifra, mia madre mi ha guardato e mi ha detto: “È poco!, a me dispiace se la vendi”.
“Accetto” ho replicato io decisa.
“Sei sicura?” mi ha chiesto lei.
“Sicura, devo solo scegliere se mettere via i soldi per la patente della girl o pagare il mutuo”.

L’orafo mi guardava e guardava mia madre.
“Intanto sono io che decido. Questa storia è mia e va bene così” gli ho detto.

Mia madre ha sospirato, sa cosa provo e come cerco di alzare la testa, quindi, alla fine, nonostante il dispiacere e dopo avermi richiesto se ero sicura e avermi detto:”Magari potresti farci qualcosa, in futuro, per le bambine” (le chiama ancora bambine?), mi ha compreso.

Così ho venduto la mia riviera. Ultimo stralcio della vecchia vita.

Non ci ho fatto molto, ma sono andata in banca e ho pagato la rata del mutuo. Con una certa soddisfazione.

Poi mi sono comprata un vestitino retrò nei saldi?.

D’altronde giugno e luglio nessun contributo per le ragazze da parte del padre, nonostante si sia decurtato autonomamente l’assegno di mantenimento ( 250 euro per entrambe?), nonostante veda solo la piccola a pranzo in un bar, ha detto che non può e avrà i suoi buoni motivi.

Ognuno ha i suoi, il mio è quello di andare avanti, appunto. Tenere in piedi la baracca e non soccombere.

Perché al gioco del ricatto economico cerco di sottrarmi con tutti i mezzi a mia disposizione: anche vendendo ricordi.

Ricordi che all’epoca potevano essere stati piacevoli ma adesso sono davvero privi di significato e, siccome, la vita cambia, io cerco di cambiare con lei.

Mentre giravo per il centro storico pensavo al valore degli oggetti, a quelle cose che si fanno tra fidanzati: ti regalo l’anello e tu lo mostri in modo che tutti possano vedere che sei mia e io sono tuo ( poi non si capisce come il gioco si rovesci: tu sei mia e io pure!). Più l’anello ha valore, più il mio amore per te è grande, oppure sono solo pieno di soldi ?.

Non ho fatto fatica a vendere quell’anello e non mi vergogno, mi vergognarei di più se non facessi vivere dignitosamente le mie figlie.

Mi sono fatta un mutuo totale a vita? per una casa piccolissima e quando sono in crisi, quando ho paura, penso: È questo che lascerò in eredità alle mie figlie, un inizio con cui partire e la determinazione di farcela da sole.

E non sto qui a dire, ancora una volta che noi donne, nonostante si parli solo di padri poveri ( poi arriverà un articolo) siamo in svantaggio, per mille motivi.

Uno fra tutti il ricatto sui figli.

Dico solo che, alle mie ragazze, desidero lasciare in eredità, nonostante i bastoni fra le ruote, nonostante un sistema sociale che ci affossa, nonostante il ricatto della dedizione, la tenacia nel tenere alta la testa e non dipendere da relazioni sterili.

Si chiama emancipazione.

Insomma, che si possano voltare indietro e possano pensare di farcela, anche quando tutto rema contro. Se permettete, questo, vale molto di più di una riviera.

Molto di più.

Penny ❤️

10 comments on “Ho venduto la riviera e ho pagato una rata del mutuo. Mantengo così le mie figlie.”

  1. Perdonami ma come può un ex martio ridursi di sua sponte l’assegno? Perché non fai fare un decreto ingiuntivo e un successivo pignoramento sui suoi conti per recuperare il dovuto?

    • Ciao, provo a spiegarti raccontandoti una storia.
      Lui fa il libero professionista, lavora da 10 anni nello stesso posto, dice, però, di non guadagnare niente. Lui ha una compagna, dei figli, vive con lei ma la residenza è con la madre. La madre ha cambiato casa, quella dove ha tutt’ora lui la resistenza, quindi è vuota. Lui è stato condannato in penale a risarcire le sue figlie di diecimila euro e passa. Il decreto ingiuntivo sui conti costa e tanto, lei non ha quei soldi e poi il decreto lo puoi fare solo su un conto corrente per volta?. Lui non ha macchina, se non che ogni tanto spunta con una, ma dice che non è sua. Lui e lei avevano una casa, dalla vendita hanno ricavato circa 60 mila euro. Lei ha pagato i debiti contratti nel tempo per mantenere le figlie, con le briciole ha investito per comprare casa con mutuo totale e l’ha rimessa a posto ( 45 m quadrati ).
      Lui non ha più avvocato, l’ultimo l’ha mollato. Lei non sa nemmeno a chi scrivere. Ne ha cambiati quattro in dieci anni.
      Dichiarazioni dei redditi di lui inesistente. Lei è una statale: e lui le dice:”Beata te che hai uno stipendio fisso”.
      Non so se ho reso l’idea!
      Nonostante ciò lei non demorde, persegue vie legali, nella speranza che qualcuno prima o poi lo stani.
      Le leggi ci sono, il problema è che esistono i “furbetti” quelli che non s’intestano nulla, per non pagare gli alimenti.
      Ogni riferimento a fatti e persone è frutto di pura fantasia.
      Grazie per la domanda caro Paolo. Penny

  2. Io credo che se si prosegue nella lotta tra generi non si arriva da nessuna parte. La lotta dovrebbe essere affinché il nostro scarso welfare sia riqualificato includendo le separazioni a causa di eventuale sostegno così come le invalidità e la disoccupazione. Per tante madri in difficoltà ci sono altrettanti padri

    Ps
    Non è una gara. Ma io non ho neanche oro da vendere

    Un abbraccio

    • Il problema non è il mantenimento dei figli, purtroppo la legge tutela solo le madri, perché basterebbe fare il mantenimento diretto per i figli, no che le mogli dicono che non hanno mai soldi e poi lavorano in nero, il ns welfare dovrebbe semplicemente dire mantenete i figli e voi genitori arrangiarevi, solo cosi si tutelano i figli

      • Guarda, scriverò un articolo in tal senso, magari, se hai voglia, dacci un’occhiata e poi ne discutiamo. Hai ragione su una cosa: lo stato dovrebbe richiamare agli assegni di mantenimento, non lasciare che sia la parte debole a dover lottare per ottenerlo. A perderci sono soprattutto i figli. Penny

    • Sono d’accordo su la prima parte ma ci di dimentica sempre che uomini e donne nella maggior parte dei casi non partono sulla stessa linea. Omettere questo particolare è come negare una realtà sociale in cui le donne vengono pagate meno e non solo. E non vorrei cadere nei casi singoli. Ho cercato i dati. Scriverò un articolo presto.
      Grazie. Penny

  3. È molto triste, comunque, che quel ricordo sia privo di significato. Col mio ex marito era il futuro ad esserlo, non il passato. Però capisco bene quando parli di ricatto economico e condivido che in generale le donne siano più svantaggiate. Ma è un fatto che esistano anche stronze che usano i figli per punire i mariti, e questo non è giusto. Dobbiamo davvero superare la lotta di genere e distinguere solo tra le brave persone e le cattive persone. Auguri.

    • Il riferimento al ricordo, per spiegarti meglio, era solo legata al fatto che mi sono riempita di “simboli” senza andare al significato reale che quel rapporto mi richiamava. E, poi, come ho risposto a Silvia, ma perché bisogna sempre ribadire che ci sono donne altrettanto stronze? È vero, ma, alla base, si nega un problema reale: la disuguaglianza tra uomini e donne e le connessioni con gli stati di diritto. Ripeto: non succede se parli di un uomo. Facci caso: si parla di “padri poveri”, hai mai sentito parlare di “madri povere?”. Io no. Questo la dice lunga. Non è una lotta di genere, a mio avviso, è una battaglia civile che dovrebbe interessarci tutti.
      Spero di essermi spiegata meglio. Grazie per il tuo contributo. Penny

Rispondi