Lei è tornata. Ha fatto il capo nei lupetti per dieci giorni.

L’ho chiamata quasi subito e mi ha detto:”Mamma ho 18 anni sei l’unica che telefona!”.

Così mi sono trattenuta, è stata lei a chiamarmi un tardo pomeriggio e piangeva.

Stava bene, era molto felice, però, con i bambini avevano affrontato il tema della famiglia e mi diceva: “Quando mi fanno domande non so cosa dire”.

Sapevo cosa intendeva ma la risposta era una sola: “La verità. Quello che senti non è mai sbagliato. Certo sono bambini, ma so che saprai trovare le parole”.

Poi, ha aggiunto: “Mi sono commossa” e mi ha raccontato di aver letto dei bigliettini che alcuni bambini adottati avevano lasciato in una cappelletta, bigliettini in cui ringraziavano per aver avuto una seconda possibilità.

Allora, le ho spiegato che chi adotta dei bambini è madre e padre di più, perché amare i figli è davvero un atto di adozione. Devi imparare a conoscerli per volergli bene, pulirti di aspettative e desiderate somiglianze.

Comunque, ieri, eravamo sedute su una panchina. La girls mi ha detto: “Sai mamma, sono cresciuta come persona in questi giorni , ho scoperto di farcela in molte occasioni, impari un sacco di cose dai bambini”.
“Già, sono d’accordo con te” le ho risposto.

Io mangiavo il mio gelato, lei la sua granita, ( non sono proprio una madre esempio per ciò che riguarda il cibo); il giorno prima, appena arrivata era scesa ai giardinetti per parlare con due amiche, una delle due in crisi con i genitori.

“Sai mamma, mi ha chiesto la mia amica se ogni tanto può parlare un po’ con te”.
“Con me?” ho strabuzzato gli occhi e poi ho aggiunto “tesoro, volentieri, ma non so se sono proprio un modello di riferimento!”.

“Mamma, tu mi aiuti! Mi dici le cose giuste al momento giusto, non quelle che voglio sentirmi dire, ma mi fai stare bene”.

Sono stata zitta perché avevo il magone, giocavo con il cucchiaino del gelato, ma lei, con quella sua bellezza che non si riconosce, ha continuato: “Sai, sempre ieri sera, mentre parlavo con questa mia amica, pensavo di essere fortunata ad averti. Ho pensato a quando ti sei separata e poi, quando hai deciso di non vivere più con il tuo compagno, papà viveva con la sua di compagna, volevi che avessimo un posto solo nostro, che ci sentissimo davvero a casa, sai, deve essere stato difficile. E pensavo a tutte queste cose, ho imparato da te, che è importante immaginare di farcela con le proprie gambe, che ci vuole coraggio ma ci si riesce”.

Non riuscivo a credere che arrivassero quelle parole, dopo il post di ieri. La vita è davvero strana, quando meno te lo aspetti, giungono doni.

Così mi sono scese le lacrime, perché sono fatta di pasta frolla.
“Non stai piangendo vero? è imbarazzante!” mi ha rimproverato lei.

“No” le ho risposto io ricacciando indietro le lacrime “sono cuore di ghiaccio!” ho asclamato.

“Andiamo che uno ci guarda” mi ha detto all’improvviso. E anche se io non vedevo nessuno, ci siamo alzate.

Allora, ho pensato al dolore, alla paura di essere una madre inadeguata, sempre. Ho pensato ai sensi di colpa che mi hanno attanagliato. Al potevo fare di più, potevo fare meglio. Potevo arrabbiarmi meno, affrontare la separazione in modo diverso. Se avessi detto questo, se avessi lasciato andare, forse le cose sarebbero andate diversamente.

Poi mi ricentro, devo fare uno sforzo di consapevolezza, non mi viene automatico, è automatico il senso di colpa.

Il problema è che ci sono cose giuste e vanno perseguite con determinazione, come il diritto agli alimenti per i propri figli, altre, che, forse, avrei potuto lasciare andare prima.

La verità che non possiamo tutto, noi donne oscilliamo tra l’essere succubi ( è tutta colpa mia) e l’onnipotenza ( lo salverò, salverò il nostro amore), due lati della stessa medaglia, in un gioco in cui perdiamo di vista noi stesse.

Io mi sono persa un sacco di volte e un sacco di volte ho pensato di boccheggiare. Però, intuivo che dirsi la verità non poteva che portare a cose buone, anche se crea dolore, perché quel dolore sa trasformarsi. E i figli lo vedono.

Mentre passeggiavamo io e lei nella nostra Genova, pensavo alle parole su quella panchina, a come mi guardava con tenerezza. A tutte le volte in cui ho avuto paura.

Per essere sua madre ho dovuto imparare ad esserlo di me stessa in primo luogo. A convincermi che potevo prendermi cura di me. E lei, come ciò che è sincero, l’ha visto.

Spezzata la catena, ho pensato mentre il mio braccio sfiorava il suo. Lei sarà capace di cercare la felicità, e non perché io sia stata una madre modello da pane fatto in casa, ma per la donna che ho saputo salvare dentro di me dicendomi la verità.

Penny

10 comments on “Quel rapporto che necessita sincerità. Madri e figli.”

  1. Grazie Penny. Sto attraversando tutto quanto anch’io. E, leggendoti, mi sento in buona compagnia, ancora di più. In compagnia della verità, e della volontà di “salvarmidasola”. Assieme alle mie sorelle tigri. Grazie

  2. Bellissimo Penny…ti devo scrivere un po’ di cose ed aggiornarti. Momenti bui sono stati ma sperano siano passati.
    A volte è difficile guardarsi con occhi diversi.
    Un abbraccio

  3. che belli i momenti in cui i figli ti riconoscono qualità e capacità che mai avresti creduto di possedere o saper mostrare. Quando maturano in esperienze del loro percorso, quelle che fanno affidandosi solo alle loro proprie capacità, allora le riconoscono quelle qualità. Sembra che inizino a guardare la loro vita e la famiglia da un’altra prospettiva. E vedono cose che prima forse sapevano già, ma dandole un po’ per scontate. Oppure le vedono per confronto con il nuovo che li circonda.
    Ma sopra ogni cosa è meraviglioso vedere come crescono e maturano.

    • È bello, bellissimo. Non tornerei mai indietro. Ogni età ha i suoi doni. Io mi godo questo, adesso. Tutto.
      Ti abbraccio come sempre tantissimo. ? Penny

  4. Che meraviglia Penny, io mi sono sciolta nelle lacrime solo a leggerti, fossi stata in te, altroché trattenersi, da ricompormi in stato solido?. Spero che la mia creatura, un giorno donna, possa comprendere al meglio la mia scelta. Intanto la mia valigia di sensi di colpi è sempre più pesante ma ci lavoro. E solo io so quanto dolore continuo a provare. Grazie per esserci. Una stretta. ?

    • Sì, devi alleggerire, altrimenti sarà sempre più pesante. Butta via tutto ciò che non serve. Ecco. Ti abbraccio.
      PS succederà. Lei capirà ?

  5. Incredibile ma bello sapere che non si è sole nel vivere l’inadeguatezza di non sentirsi mai una mamma adeguata e il fallimento di un matrimonio e di una famiglia in cui si era comunque creduto… Che fatica però e quando se ne esce dalle paure e dal tormento?

    • Quando? Dipende da tanti fattori, ma una cosa è certa, se ne esce, sia dalle paure che dal tormento. Credi in te e nella forza di superare. Ti abbraccio Lucia.

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