La rabbia non è sempre negativa.

Ho capito con il tempo, dopo il dolore, che entrare in contato con la propria rabbia vuol dire incominciare a fare un lavoro importante su di sé.

Vuol dire imparare a districare i ricordi, disseppellire la propria volontà.

A volte succedono cose che dovrebbero farci arrabbiare, invece ingoiamo o teniamo dentro e diventiamo sempre più tristi.

Cambiare la routine, il nostro modo di agire, non è semplice.

Ci svegliamo, andiamo al lavoro, accudiamo i figli e lo stomaco si contorce, non siamo soddisfatte, ma non sappiamo perché. Vorremmo fare delle cose e invece ne facciamo altre. Non so se non c’è le permettiamo.

Vorrei fare un corso di ballo ma non riesco. Vorrei separarmi ma ho dei figli che hanno bisogno di me. Vorrei iscrivermi a scuola per completare la laurea ma lui dice che sono tutte schiocchezze. Non ho soldi. Non ho tempo. Non ho energia.

Non so arrabbiarmi, aggiungerei.

È, come un’ oca all’ingresso, permetto che altri mi nutrano e buttino dentro ciò che desiderano.

Ci sono una gamma di emozioni umane disponibili e cambiano con rapidità. Chissà perché alcune non le contempliamo, solo che poi, a un certo punto, vengono a galla con più forza.

Dovremmo arrabbiarci in corso d’opera, se qualcuno ci ferisce, se ci fanno del male, se un genitore ci ha detto cose che ci hanno segnato profondamente o hanno condizionato la nostra esistenza.

Quel rimasuglio nello stomaco va ascoltato. Sapete, invece, che succede? A volte domina una di quelle frasi lette, sentite, sussurrate: comportati bene, non fare capricci, stai composta, so che sei una brava bambina, stai attenta a tuo fratello, sii responsabile. Su di te ci posso contare.

E noi cosa facciamo per una vita?
Non deludiamo le aspettative. Su di noi possono contare.

Così la rabbia inesplosa si trasforma in rancore e non ci permette di stare bene.

Di notte digrigniamo i denti, siamo nervose, sei isterica non ti si può dire niente, ci dice qualcuno.

Dovrebbe esserci un corso di insegnamento su come venire in contatto con la rabbia.

Dovremmo insegnarlo, soprattutto, alle bambine invece di farle stare buone nelle loro camerette su un tappeto rosa, contornate da pareti decorate con principesse ebeti, intente a giocare con i pentolini o vestire e svestire Barbie.

Dovremmo insegnare loro a rompere le bambole, a strappargli i capelli, a scalpitare perché quella stanza è troppo stretta.

“È agitato” si sente dire dei maschietti dalla madre di turno “ha bisogno di muoversi, lui nello spazio chiuso si sente soffocare”.

Noi no, noi non deludiamo nessuno, è questo il nostro compito.

Ecco, allora, prendete quella cazzo di bambina e permettetele di essere arrabbiata quando è il momento di esserlo e di deludere quelle cavolo di aspettative.

Gli uomini lo sanno fare, gli è stato concesso da quando sono venuti alla luce.

Prendete quella bambina e ditegli una sola cosa affinché, da ora in poi, sia in contatto con la sua volontà:

fai ciò che ti fa stare bene e non importa se deluderai le aspettative, preoccupati solo di non deludere te stessa. Il tuo cuore. La tua anima.

Buona giornata

Penny

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