Prefazione.
Non ho un buon rapporto con i miei denti. Ponte di sopra lunghissimo e ponte di sotto. Non è molto facile masticare per me!

Nei tempi di magrissima sono arrivata a metterci un po’ di attak ( ebbene sì l’ho fatto!) poi ho incontrato un dentista buono e mi sono fatta un mutuo, ma stiamo cercando di mettere a posto le cose.

Comunque, a volte, mi si stacca o quello di sopra o quello di sotto ed è una tragedia. Mi è successo a Napoli, alla presentazione del mio libro, ad esempio.

Una volta, tempo addietro, mi era persino caduta una capsula nel corridoio della scuola! Potete un po’ immaginare. ?

Questo per dire che ieri sono andata di corsa dal dentista perché oggi sono a Milano ( ora sono sul treno…come è bello viaggiare in treno? Il finestrino, il panorama che sfreccia e tutto il resto…certo se non lo devi fare costantemente…), sono a Milano, alla Bellezza delle parole per il mio primo laboratorio di scrittura creativa, primo, primissimo, grazie a una donna di nome Nicoletta Cinotti capace di fiducia.

Insomma, devo parlare e al mio primo primissimo corso di scrittura creativa non sarebbe stato bello se il ponte di sopra mi fosse crollato!

Ma i ponti crollano e quando meno te lo aspetti, così, sentendo delle crepature mi sono precipitata a farmi mettere un po’ di cemento in attesa di una sistemata definita.

Mi sa che io e il definitivo non andiamo tanto d’accordo. Crolla la pelle, i denti, il conto, il ginocchio, il mio matrimonio nel tempo che fu.
Siamo la nostra storia ma anche una storia nuova, quindi io insisto nel riparare il riparabile e nel cambiare quando è il caso di cambiare. Non mi dispero più e non conservo.

Dal dentista c’era un vecchietto a cui avrei dato non più di settant’anni, invece, parla e che ti riparla ne aveva ottantuno.

Allora, io, che non mi faccio gli affari miei, gli ho chiesto:
“Come si sta ad ottant’anni e passa?”
Lui, che ha capito subito dove volessi andare a parare, mi ha risposto:” Sì, ci penso alla morte, penso, tra dieci anni è quasi certo che non ci sarò più e magari nemmeno domani”.
“Già!” ho esclamato ” è un po’ per tutti così, ma capisco”.

Ieri, che era il mio compleanno, mia figlia, mentre mi spogliavo per mettermi il mio solito pigiama sexy di felpa?, mi ha detto che ha paura del tempo che procede, perché, ha paura di perdermi.

“Anche io ho paura” le ho detto, perché è la verità, sì, insomma, pensare che un giorno non ci sei più, proprio più. Comunque, il vecchietto a un certo punto mentre mi raccontava dell’orto che non faceva più, del mare che gli faceva bene alle gambe, del suo garage in discesa, dei suoi nipoti, di sua moglie che ama cucinare, di suo figlio che abita vicino a lui, dei lavoretti di falegnameria, della nipote che prende l’autobus da sola per andare a casa loro, mi ha detto: “Penso sempre, beh, oggi, c’è il sole e se non c’è oggi ci sarà domani!”.

E che sia questo il segreto?
Pensare al sole. Al domani. Alla speranza. Nel frattempo, in qualunque posto siamo, al buio, nella terra di mezzo, nel pieno del dolore, in qualunque punto, quando il ponte è crollato e noi non ci capiamo nulla o navighiamo a vista o speriamo in un nuovo amore, sappiate che ricostruirlo è sempre possibile.

C’è sempre una strada, una via, un percorso che ci aspetta, aspetta noi. E non importa se il buio dura tanto e la ricostruzione ha bisogno di tempo, voi guardate in direzione del sole.

Se non è oggi sarà domani. Ma sarà.
Nel frattempo, appunto, siamo qui.

Ricordatevelo.

Siamo qui. Adesso. In questo attimo che è nostro e tutto è possibile.

Vi abbraccio.

Penny

Rispondi