Ci sono fatti nella vita che cambiano lo stato delle cose.
Cambiano il modo di vedere il mondo, i tuoi figli, la tua casa, la tua città.
Ieri ho camminato con Alaska.
Era una giornata da togliere il fiato, il cielo era pulito, il mare brillava, il sole al suo posto.
Camminavo e a parte l’abbaiare di qualche cane per il resto la città era muta.
Genova sembrava un altro luogo.
C’erano persone che camminavano come me a distanza di sicurezza. I terrazzi e i giardini delle case sottostanti, solitamente deserti, erano abitati da persone che curavano le piante, che prendevano il sole, che pitturavano imposte.
In un balcone seduti per terra ho visto un padre che metteva il braccio sulle spalle del figlio adolescente mentre questo si mangiava un pezzo di focaccia. Erano in ciabatte tutti e due e mi sono chiesta se si erano mai seduti lì prima di allora.
Ho visto un uomo, una donna che abbellivano il proprio terrazzo e un bambino che razzolava tra le loro gambe allegro.
Un ragazzo, in un viale pieno di alberi, aveva appeso delle corde con degli anelli ad un ramo molto spesso, stava facendo delle flessioni. Ci siamo guardati e ci siamo sorrisi.
In un giardino pubblico c’erano due uomini in due panchine differenti che stavano leggendo un libro e un piccoletto che scendeva dallo scivolo, su e giù, un’infinità di volte.
Alcune persone correvano, sempre da sole, alcuni erano in due ma mantenevano le distanze.
Due donne si parlavano da due terrazzi, bevevano il caffè.
Attaccati ad una ringhiera c’erano un padre e una figlia distanti che allenavano le braccia, qui con degli elastici. Ammirazione pura!
Mentre camminavo avevo un romanzo nelle orecchie e mi sentivo davvero bene.
Quell’azzurro del cielo mi sembrava importante, quel mare laggiù pure. L’aria sulla faccia e il sole e gli alberi e il ritmo del mio passo.
Nessuno avrebbe voluto questo tempo, perché sappiamo cosa ha portato con sé e cosa porterà, ma questo tempo dobbiamo affrontarlo.
E mentre cammino mi chiedo perché non lo faccio sempre, voglio dire: ritagliarmi questa solitudine; perché nelle nostre giornate furiose non riusciamo a rinunciare a quella riunione, a quella faccenda, ad essere madri devote, a mettere a posto, allo spostarsi in macchina, al vuoto.
Eppure sta succedendo, siamo costretti, vero, ma sono sicura che ognuno di noi questo tempo lo sta riscoprendo.
Il lavoro da casa è possibile e sarebbe una facilitazione ad esempio per le donne o gli uomini che hanno bambini piccoli. Andare a piedi è possibile.
Ciò che fino a ieri era impossibile dentro a questo tempo diventa possibile. Anche l’attesa fa meno paura.
Ieri la mia grande mi diceva che si stava abituando a questi ritmi, certo le mancano un sacco di cose, soprattutto la scuola, il rapporto con i compagni, ma i loro prof. devo dire si stanno dando un sacco da fare, le mancano gli amici. Ma non si lamentano più. Credo si sentano parte di qualcosa, un popolo che prova a salvare se stesso.
A tavola tutte e tre convenivamo che il tempo inizia a passare veloce nonostante tutto. La giornata ha assunto colori nuovi, silenzi nuovi.
Il tempo sta prendendo una piega diversa. Ed è vero che, a volte, abbiamo risorse inimmaginabili.
Dentro alle turbolenze sappiamo resistere. Sappiamo adattarci.
Ci diciamo spesso che dovremmo fermarci dentro a questa società che ci vuole in corsa. Ora siamo fermi per costrizione.
Ora abbiamo una possibilità. Un’occasione è nata dentro ad eventi tragici, il che sembra un assurdo, ma se vogliamo non soccombere dobbiamo salvare ciò che di bello abbiamo.
Allora dovremmo provare a guardare al giorno spostando lo sguardo e provate a cercare ciò che di buono abbiamo. È difficile, lo so ma non impossibile.
Qualcuno là fuori sta lavorando per tutti noi, me lo ricordano le sirene che ogni tanto rompono la città muta.
Noi non possiamo fare molto se non stare a casa e fare brevi passeggiate seguendo regole precise.
Per il resto questo tempo è nostro. Dipende da noi. Dipende da come lo riempiamo.
Una cosa è certa, dopo, saremo altre persone e il nostro modo di guardare il mondo sarà diverso.
Dipende da noi attraversare questa turbolenza. Possiamo annaspare oppure dare lunghe bracciate, guardare l’orizzonte che ora è un po’ in bilico e portarci in salvo diventando un “noi” migliore di prima.
Penny
PS: Vi abbraccio tanto. Aspetto vostre notizie♥️