Io ha paura.

A volte il respiro si ferma e mi chiedo se davvero andrà tutto bene. Se non sia solo un’ illusione.

Non è la stessa paura che ogni tanto mi prende nella quotidianità. Una paura incontrollata, ingestibile, improvvisa dove non c’era un perché. 

Ora c’è un perché. Ora ci sono interrogativi e continue incertezze.

Ci sono gli altri, quelli  che stanno male, così vicini che quella paura diventa terrorizzante.


Allora pensi alle domande. Pensi a quelli a cui vuoi bene confinati con te. Fino a quando potrai proteggerli?

Non ci sono risposte. Nessuna. Se non che la paura è, alle fine, se la sappiamo trasformare in risorsa è qualcosa che ci tutela, che ci avverte dal pericolo.

Non esco, se non per portare fuori il cane. Non escono le mie figlie. Eppure ho paura. Una paura incontrollata che, a volte, mi divora.

Aspetto il telegiornale, cercando buone notizie, in attesa di quel picco e di iniziare la discesa.

Immagino gli altri nelle proprie case, quelli come me, con i figli che scalpitano, le regole che s’impostano per sopravvivere, i compiti, il ritmo scandito dai pranzi, dalle lezioni online, dalle liti e dalle cene.

Penso spesso agli uomini e alle donne: i medici, gli infermieri e chi tiene in piedi gli ospedali, non dovrebbero essere considerati eroi ma lavoratori preziosi.

La sanità dovrebbe essere una nostra priorità, sempre. La loro retribuzione pure.

Noi siamo il popolo dove i calciatori vengono pagati oro, peccato che adesso dei calciatori non ce ne facciamo niente.

Forse dimenticheremo in fretta.

Forse. Io spero di no.

Spero che il ricordo della paura rimanga come monito. Spero che tutto questo ci servirà a cambiare l’ordine delle priorità non solo nella nostra vita ma anche nella nostra società.

Spero che ci porti a considerare i medici, gli infermieri e chi opera in quel campo come indispensabili allo sviluppo di una società civile.

Che i tagli alla sanità, ad esempio, siano un ricordo lontano. Che siano lontane le privatizzazioni dei servizi pubblici.

Che tutti abbiano la stessa dignità di cura.

Sarebbe davvero bello e la paura un po’ se ne va.

Penny

4 comments on “La speranza? Che la paura di oggi ci porti a non tagliare più la sanità. Che siano lontane le privatizzazioni dei servizi pubblici.”

  1. Ho sempre creduto (e continuo a farlo) che scuola e sanità non possano nè debbano essere un “affare privato”. Così come credo che non debbano essere compiti demandati ad altri che allo Stato. Posso comprendere la necessità che sulle strutture “fisiche” vigilino province e comuni, la messa in sicurezza, la pulizia, la scelta e la manutenzione dei locali non può calare dall’alto. Ma il resto no. Deve essere uguale per tutti ed è inammissibile che, ad esempio, una siringa costi 5 in un ospedale e 500 in un altro.

    • Sono d’accordo ed era proprio questo il senso del mio post. Il governo si dovrebbe far carico di garantire a tutti il diritto alla salute e allo studio. Invece non è così. Un abbraccio Penny

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