Tuo figlio ha quindici anni, controlli il suo telefonino e trovi l’inimmaginabile.

Filmati hard con protagoniste giovanissime vittime. Deve essere difficile decidere cosa fare, quello è tuo figlio, ha 15 anni, ma lei non si tira indietro e denuncia alla Polizia postale, perché è anche questo il ruolo di una madre: vedere tuo figlio.

Una complessa indagine ha permesso di scoprire gli orrori. Video pedopornografici pescati dal dark web, violenze orribili con contenuti crudeli su bambini e animali.

I minorenni coinvolti sono venti, tra i 13 e i 17 anni. Sì, avete letto bene, bambini e giovani uomini.

L’operazione chiamata “Dangerous Images” ha portato alla denuncia di questi ragazzi per detenzione, divulgazione, cessione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere aggravata.

Dall’analisi del telefonino è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane, rivelatosi l’organizzatore e promotore dell’attività criminosa insieme ad altri minori, attraverso WhatsApp, Telegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network.

Erano presenti numerosi file cosiddetti ‘gore’, dall’inglese ‘incornare’, la nuova frontiera della divulgazione illegale, video e immagini provenienti dal dark web raffiguranti suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazioni di persone, in qualche caso di animali.

Il più grande del gruppo ha 17 anni, il più piccolo 13. Questi minori vivono nelle nostre città, Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza.

Nella chat dell’orrore c’erano anche 7 tredicenni.

È nostro compito vigilare, compito dei padri e delle madri. Se questa madre non lo avesse fatto loro avrebbero continuato ad agire indisturbati, in alcuni casi ( visto che erano giovanissimi) nemmeno consapevolmente. Quei ragazzi sarebbero cresciuti e sarebbero diventati uomini la cui “crudeltà” e l’abuso sarebbe diventata storia di normalità.

Voglio sperare che da questa denuncia ci sia un inizio di percorso educativo per questi ragazzi e la possibilità che le cose vadano diversamente.

Lo spero con tutto il cuore.

Di certo, quello che volevo sottolineare, come monito anche per noi, è il coraggio di questa madre, poteva mettere la testa sotto la sabbia, minimizzare, difendere il suo quindicenne, negare. Invece, ha fatto la cosa che dovrebbe fare ogni genitore, è stata madre fino in fondo. Ha visto.

È stata madre così tanto da denunciare suo figlio.

Io questo lo chiamo amore.

Penny

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