Ovunque ti giri c’è un uomo che ti spiega cose, e se provi a ribattere solitamente alza la voce non rendendosi conto nemmeno che lo sta facendo, così ti guarda stranito e ti dice: “Non fare l’isterica” oppure butta lì un paternalistico “calmati!”.

La verità è che non ho intenzione di calmarmi. Non più. E non fermo le mie bambine a scuola quando le importunano ad esempio alzandogli la gonna o non le lasciano parlare.

Ovunque ci giriamo, quando proviamo a rivendicare un posto nel mondo, c’è un uomo che pensa e dice, pure convinto, che in questa Italia c’è l’uguaglianza, poi lui va avanti e noi rimaniamo nelle retrovie.

Questione di competenze, sussurra il mondo maschile, e noi sappiamo che non c’è niente di più falso. Questione di privilegi, e questa volta urliamo senza più voce nelle nostre case, nel nostro cuore.

E la rabbia ci corrode ma la dobbiamo controllare altrimenti facciamo la figura di quelle che sono matte. E se non siamo mansuete, se osiamo rivendicare, come minimo siamo delle arrampicatrici frigide.


Il mondo ti guarda e tu guardi il mondo e sai che è sempre il maschile ad essere manifesto, a parlare, a pontificare, ad edificare se stesso, a gridare più di te e non se ne accorge. E ovunque ti giri c’è un plotone di uomini che insegna.

Così, pensi al tuo lavoro, alle insegnanti che durante una riunione guardano l’orologio e ti dicono imbarazzate: “Devo prendere mia figlia all’asilo, sai sono sola”.

E quel “sola” non vuol dire necessariamente che sono separate.

E tu le capisci, eccome se le capisci! e sei incazzata perché chiedono quasi scusa, e sei incazzata perché un uomo non lo farebbe mai di guardare l’orologio e interrompere una riunione.

Dove sono i padri? Qualcuno di voi ora mi scriverà: esistono anche uomini diversi!

Per Dio lo so bene! ma la struttura sociale ed economica non fa perno su questi uomini, non prendiamoci in giro. Non sto mettendo gli uomini contro le donne, smettetela di girare la frittata quando qualcuno rivendica uguaglianza, sto parlando di quello che è il sistema e del fatto che quando una donna guarda l’orgoglio, un uomo sta facendo presumibilmente carriera e il divario diventa sempre più largo.

E siamo così abituati a questo sistema che noi donne, spesso, non ci rendiamo conto di esserci dentro e di perpetuarlo.

La struttura economica e sociale si basa sulla cura del femminile. Le stesse donne che guardano l’orologio e cercano di tenersi un lavoro e di fare le madri e che fanno trovare pronto in tavola, sono quelle che permettono ai loro compagni di occuparsi del “lavoro” a tempo pieno.

Questo porta gli uomini a guadagnare sempre di più delle donne. Questo porta le donne ad una dipendenza economica e quindi emotiva.

Ecco perché sono incazzata perché i sogni, i desideri, le aspirazioni della maggior parte delle donne che conosco, sono relegate sempre in secondo, forse anche in terzo e in quarto piano. E il tempo dell’impegno e delle possibilità sfugge.

E poi, a un certo punto, qualcuno ti dice che è tardi per tutto e tu sei stanca e rinunci, che intanto hai rinunciato una vita.

E quelle che perseguono ancora le loro aspirazioni con ostinazione, nonostante i nonostante, devono incastrarle dentro al resto.

Ecco perché noi donne siamo incazzate, perché per noi non è mai il momento giusto, non per fare figli, non per trovare un uomo, proprio per noi intendo. Per sceglierci, per ambire. Per costruire la nostra autodeterminazione.

Ecco perché alcune di noi non sono mansuete e non hanno intenzione di esserlo, perché ci tocca lottare ogni giorno per un posto accanto, non in seconda, terza o quarta fila. Non dopo, non poi.

Per quel posto che ci spetta di diritto.

Penny ♥️

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