Noi adulti crediamo che l’unico modo di educare i nostri figli a scuola sia quello di sottoporli a delle prove. Gli chiediamo continuamente di dimostrarci la loro bravura, i loro successi.

Ci si preoccupa di verificare la loro maturità con verifiche, con gli scritti, con le Prove Invalsi, come se la scuola fosse solo il luogo di verifica delle competenze mia umane, mai relazionali, mai sociali, mai di resilienza; tra l’altro dopo questi anni in cui è stata tutto tranne che istruzione.

Invece, in questo ultimo periodo, guardandoli riappropriarsi delle loro esistenze, affollare le piazze, difendere diritti, io ho pensato solo una cosa: forse ci salveranno.

Ci salveranno dal mantenimento di un linguaggio conservativo che non tiene conto delle differenze. Se si nominano le alterità, invece di considerarle ancora perversioni alla normalità, potranno esistere.

Ci salveranno dal potere esercitato e dalla sottomissione femminile a quel potere, penso al coraggio di Dalia, la studentessa che ha denunciato a Cosenza gli abusi di un professore del liceo Valentini-Majorana e ha permesso l’apertura di un’inchiesta. Alle sue parole davanti a tutti perché altre ragazze possano trovare la forza denunciare: “La dirigente disse che me l’ero cercata. Gli abusi non si lavano”. Dalia con la mano tremolante e gli occhi lucidi continua: “Ricordo tutto. Ricordo le sue mani su di me. Ricordo quando mi chiamava “panterona o polpettina”.

Ci salveranno i ragazzi, quelli che, a differenza dei nostri uomini quando subiamo un abuso e non ci credono, si sono subito schierati al suo fianco. Uno di loro ha gridato davanti all’istituto occupato: “I centri Antiviolenza devono entrare nelle scuole e farci educazione”. Avevo le lacrime agli occhi.

Ci salveranno i ragazzi del Liceo Righi, un’insegnante dà della prostituta a una ragazza e il giorno dopo la scuola protesta e tutti indossando provocatoriamente la gonna con la pancia scoperta.

Ci salveranno i ragazzi e le ragazze che ieri nelle piazze di tutta Italia hanno manifestato contro l’alternanza scuola-lavoro e la morte di Lorenzo e Giuseppe. Una ragazza intervistata ha gridato: “A sedici anni ci abituate al modello di sfruttamento sul mondo del lavoro e a considerare normale queste morti”.

Ci salveranno dall’immobilismo e dalla rappresentazione di un modello unico maschile etero bianco che non tiene conto del mondo che cambia e continua a non rinunciare ai suoi privilegi.

Ci salveranno da una scuola che mette a capo del suo ministero un economista- e questo la dice tutta sull’investimento in produzione e non in educazione.

Ci salveranno. Ci salverà il loro esempio nella difesa di una società, meno performance e più umana.

Ci salveranno da una scuola che non investe in risorse umane, in differenziazione dell’apprendimento, in bellezza e poi chiede e chiede, che non li ascolta e non li vede e ci abitua che le molestie e la morte di giovani ragazzi siano un fatto accettabile.

I ragazzi e le ragazze sono scesi in piazza ed è un inizio, lottano contro l’immobilità a cui li abbiamo abituati. Grazie a Dio sono vivi.

Penny ♥️

Ps: io ho iniziato a lavorare con loro, i miei alunni e alunne perché sappiano cosa è giusto e cosa non lo è e perché costruiscano una scuola migliore di quello che stiamo facendo noi.

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