La rabbia fa paura e quando ci assale cerchiamo di negarla; alle bambine e alle donne poi, non è proprio concessa.
Per quanto riguarda i bambini e gli uomini la rabbia è confusa con l’aggressività.
La narrazione sociale, ad ogni modo, soprattutto per il femminile, la denigra e la respinge.
Eppure, per quanto mi riguarda, tutte le volte che mi sono presa il tempo per ascoltarla, mi ha portato a cercare risoluzioni nuove e ha prodotto cambiamenti positivi nella mia vita.
Penso alla rabbia delle donne che hanno protestato e protestano nel mondo, non c’è aggressività nei loro comportamenti ma una determinazione nel rimuovere gli ostacoli alle loro libertà.
Penso a me, a noi, tutte le volte che lo stomaco si contrae, i muscoli si tendono e le mascelle si serrano, per le ingiustizie che subiamo nella nostra quotidianità dal potere patriarcale, dentro alle nostre relazioni di coppia, negli ambienti lavorativi.
È quella rabbia che ci permette di riflettere, di immaginare, ipotizzare la rimozione dell’ostacolo per il raggiungimento dell’obiettivo: l’uguaglianza in termini di diritti e, quella stessa rabbia, ci permette tutt’ora di essere vigili e attente. Ci tende verso uno stato di energia.
Le emozioni non sono altro che predisposizioni alle azione, non sono le azioni negative che ne conseguono e tutto dipende da come le usiamo.
La rabbia per essere ben utilizzata richiede una grande lucidità, non ha niente a che fare con il perdere il controllo, è l’emozione della tensione alla risoluzione dei problemi e l’emozione della determinazione.
Supporta il nostro sistema e garantisce una riserva energetica di fronte delle difficoltà in cui incappiamo.
Prevede una capacità previsionale -concedetemi il gioco di parole- e di ipotesi alle soluzioni e come tutte le emozioni è fastidiosa e dolorosa ma al contempo ci mantiene vigili e ci fa porre l’attenzione sulle cose che non vanno, spingendoci a trovare una soluzione.
Così, penso alle donne arrabbiate, a quanto le si respinga, penso a ne tutte le volte che quell’emozione ha bussato alla mia porta e io l’ho negata per paura di farci i conti, perché era contrapposta al concetto di femminilità.
Eppure, dentro alla mia esistenza, è tutt’ora una delle risorse più grandi, è quell’emozione che mi permette, con calma, di non subire, di non rinunciare, di non rimanere sottomessa. E mi salva.
Penny ♥️
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-
https://www.giunti.it › catalogo › il-…Il matrimonio di mia sorella – Giunti
Un’emozione difficile da esplorare e comprendere, però necessaria.