Sono in riunione, un telefonino squilla, una mia collega si affretta a rispondere, parla sottovoce. La figlia piange, vuole che torni a casa, lei si sposa leggermente per non disturbare, sento che la consola, le dice che ha quasi finito e che sarebbe tornata presto. Chiude il telefono e sospira. Cerca di concentrarsi sull’argomento di cui stavamo parlando ma il suo atteggiamento é cambiato, controlla l’ora, é in ansia. Mi guarda, le sorrido, so cosa prova.

Poi penso, che se lei fosse stata un uomo, un padre, quel padre non si sarebbe mai permesso di rispondere al telefono durante una riunione, non avrebbe interrotto il suo lavoro e, soprattutto, nessun figlio si sarebbe permesso di farlo.

“Pulire bagni, inviare biglietti di auguri, fare il bagno ai figli e preparare la cena, organizzare le vacanze, assistere gli anziani, accompagnare i malati, lavare i piatti di tutti. Secondo le stime dell’International labour organization (Ilo) il lavoro che ogni giorno le donne svolgono gratis a livello globale è il 76,2 per cento di tutto il lavoro di cura e domestico non retribuito…”

Per non parlare dell’organizzazione delle attività dei figli, le feste di compleanno, i regali per le feste di compleanno, i colloqui con le maestre o i professori, gli avvisi, l’acquisto del materiale scolastico, dei libri, le visite mediche, l’acquisto dei vestiti – a volte anche quelli del marito ( ma davvero qualcuna di noi lo fa ancora?), mantenere le relazioni dei figli con i compagni, invitare a casa…

Non si tratta solo del preparare, cucinare, stirare ecc…si tratta di tutto il sistema organizzativo di ogni famiglia che é in mano prevalentemente alle donne e se i padri di oggi sono più presenti, cambiano i pannolini, prendono talvolta i figli fuori da scuola (prevalentemente li portano perché poi la giornata lavorativa non si interrompe) é la gestione del “tutto” che pesa prepotentemente sulla vita delle donne su cui il sistema sociale, economico si regge.

Per svolgere attività come queste le donne impiegano più di tre volte del tempo degli uomini.

“A livello globale, le donne nel mercato del lavoro sono pagate in media ogni mese circa il 20% in meno degli uomini”.

Inoltre, le donne hanno maggiori probabilità di essere disoccupate rispetto agli uomini, con disparità che aumentano a livello regionale, solo il 28% delle occupate può usufruire di un congedo di maternità retribuito, e quasi il 65% delle persone al di sopra dell’età pensionabile senza una pensione è donna.

Quando una donna é arrabbiata, una come me o come voi che mi leggete, é una donna consapevole, una donna che conosce le profonde ingiustizie del nostro paese e che vuole cercare in qualche modo di scalfire giorno dopo giorno, il privilegio degli uomini che gli stanno accanto.

Perché?

Semplicemente é ingiusto.

Quando una donna non é furiosa, non ha lo stomaco sottosopra e si accontenta di piacere e compiacere, é una donna già morta.

Non abbiamo altra strada che trasformare la rabbia in azione e in lotta. Ognuna di noi come può, pezzettino per pezzettino, avanzare per un futuro più equo.

Quindi, non vi dannate se siete nervose, se vi dicono: sei sempre arrabbiata! O quel calmati! che a me manda fuori di testa del tutto. Quella rabbia ha un valore: vi dice che siete vive e state partecipando all’esistenza e al cambiamento per tutte noi.

E vale la pena.

Penny ♥️

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3 comments on “Ecco spiegata la tua rabbia.”

  1. Hai assolutamente ragione! Tendo sempre a sbollire la mia rabbia su questi argomenti (sempre per il solito bisogno di non disturbare!) e non è affatto giusto! Avrò più rispetto verso la mia rabbia, da ora in avanti. ♥

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