Gli uomini dovrebbero guardarci con lo stesso rispetto con cui si guarda un panorama.
Dovremmo poter dire alle nostre figlie: siate libere!
Invece dobbiamo dir loro: state attente!
Non vestitevi in un certo modo.
Non guardate in un certo modo.
Non osate.
La colpa sarà vostra.
Se li lasciate.
Se vi violentano.
Se vi picchiano.
Se abusano psicologicamente.
Vostra perché avevate i pantaloni troppo corti.
La maglietta troppo stretta. O avete pronunciato una parola di troppo. O non si sta in giro fino a quell’ora.
Vostra perché non siete cosa degli uomini.
Così possono assolversi. E potrà continuare a sopravvivere questa cultura che li risparmia sempre.
Se non sono italiani di più.
Come potesse esserci una differenza nella violenza.
Gli uomini dovrebbero trattarci come si tratta un panorama.
Dovrebbero avere lo sguardo lungo.
Il cuore aperto.
Le mani buone.
Non dovrebbero dire alle donne del mondo: “Siete le nostre donne”.
E finché qualcuno penserà che ci dovranno proteggere, nulla potrà cambiare.
Sappiate che io non dirò alle mie figlie come vestirsi.
Né di abbassare lo sguardo.
Parlerò di diritti. Di necessità.
Parlerò di una ragazza di sedici anni morta per mano di quello che veniva chiamato amore, per futili motivi. Di un’altra per delle briciole sul tavolo. Un’altra abusata sulla spiaggia.
Di due ragazze che a Firenze erano vittime, e sono state vessate da parole di uomini stolti.
Di una ragazzina di 15 anni stuprata dal branco per mesi e di un sindaco che dice convinto: “È stata una bravata!”
Racconterò fino a che non avrò fiato. Racconterò che possono decidere. Cambiare. Che i principi non solo non salvano. A volte uccidono.
E se ne vedono uno, di scappare a gambe levate.
Di dire no a chi le infila dentro a categorie stabilite. Di dire no. Con i pantaloncini corti e la maglia stretta.
Non si provoca una violenza. Mai. Una violenza accade.
Spesso tra le mura di casa. Spesso per mano di un uomo che dice di amarci. Spesso per mano di altri uomini che li giustificano. Che non sanno neanche lontanamente cosa sia un panorama.
Penny
Grazie Penny. Noi non siamo di nessuno, apparteniamo a noi stesse. Con orgoglio e dignità.
Ti ?.
Buon giorno Penny.
Credo di non aver mai letto, nemmeno nei blog e nei profili Facebook delle più estreme femministe contemporanee, una serie di concetti così profondamente infondati e insostenibili. La retorica poetica con cui vengono espressi cerca di coprire l’inconsistenza di base, e sicuramente ha un grande appeal verso l’audience principale di questo blog (ovvero le donne), ma andrebbe chiarito che quello che hai scritto è un misto di mitologia, presunzione, alibi e negazione della realtà.
I concetti privi di senso sono innumerevoli, ma uno mi ha colpito in particolare: “Non si provoca una violenza. Mai. Una violenza accade”. Provi a riflettere sul significato di questa frase, gentile Penny. Provi ad applicarla a ogni situazione possibile (così dovrebbe essere, universale, una frase espressa in modo così solenne), poi si legga un po’ di statistiche e casistiche e la applichi ai rapporti tra uomo e donna, e veda se davvero funziona.
Con la pubblicazione di queste cose voi donne vi autocompiacete, ma fate male a voi stesse, oltre che a un’intera società.
Cordiali saluti.
Mettiamo anche che lei abbia ragione. Che la mia sia retorica poetica. Facile dire cosa non va senza esprimere il proprio pensiero. Perchè ci sono un sacco di critiche nel suo testo al mio ma non dice come dovrebbe essere. Critica e basta. Troppo semplice, appunto.
L’ascolto. Prego.
Intanto grazie per la sua risposta, Penny.
Ho avuto per un attimo la tentazione di dire cosa secondo me non va nel suo testo, facendone una precisa autopsia, poi ho deciso di soprassedere. Per due motivi essenzialmente: il primo è che sarebbe stato lungo, noioso e complesso, e onestamente non mi è parso utile riversare in un commento concetti troppo articolati. Il secondo è che il mio punto di vista è già ampiamente espresso dal mio blog, che forse è l’esatto contraltare del suo.
Essendo l’autore un “maschiaccio”, esso ha ovviamente toni più aspri e sarcastici, molto meno ispirati e poetici del suo, ma al di là della forma, i contenuti rappresentano l’altra faccia della medaglia.
Contrariamente a molti altri individui che si esprimono nella realtà e ancora di più su internet, tuttavia, resto una persona dialogante, desiderosa di confrontarsi, che non vive, non gode, non trova senso nell’esercizio del conflitto.
In virtù di tutte queste cose ho ritenuto di farle sapere che ogni concetto da lei espresso in quel pezzo mi ha letteralmente rivoltato l’anima per quanto si pone in contrasto con ciò che so, ciò che ho rilevato e ciò che ho vissuto.
Per i dettagli e il merito, però, mi conceda di rinviare lei e chi la legge a una lettura (critica) di chi, come me, esprime le cose da una visuale opposta.
Saluti.