In un sabato qualunque qualcuno di noi muore.
E quando a farlo sono bambini non si può vedere.
In un sabato qualunque mentre noi ci svegliamo, svegliamo i nostri bambini, lì prendiamo tra le braccia, gli prospettiamo la giornata insieme, gli sussurriamo parole come sabbia, mare, sole, ti proteggerò; qualche altro bambino non ha più un nome.
E nessuno, probabilmente, potrà piangerlo.
Non ci sarà una madre sulla sua tomba
E nemmeno una tomba.
In un sabato qualunque mentre noi sappiamo che c’è un presente e pure un futuro per i nostri figli, qualche altro bambino non ha più nè uno nè l’altro.
Sarà solo un corpo appoggiato al suolo, forse un numero. E ci dimenticheremo di lui.
Come non ci fosse mai stato.
Ci dimenticheremo di averlo visto abbandonato tra le braccia di un uomo che l’ha sottratto al mare troppo tardi.
Ci dimenticheremo che aveva una madre e un padre e forse dei fratelli. Che non eravamo noi.
Ci dimenticheremo che non era solo, che altri con lui hanno intrapreso il viaggio e non hanno trovato una terra.
Ci dimenticheremo che aveva già mosso i suoi primi passi sotto lo sguardo attento di sua madre e che lei era felice.
Che prima di morire lo ha stretto a sè, come farebbe ognuno di noi, e forse gli ha sussurrato una storia con un lieto fine.
E quel finale che di lieto non ha niente, nemmeno per un bambino, ci vede protagonisti purtroppo.
Ci dimenticheremo che la sua vita, dal mare in poi, non sarebbe stata come quella dei nostri figli. Che per lui avere un luogo in cui esistere e crescere sarebbe stata una scommessa.
Bene, caro Salivini, abbiamo chiuso i porti e ci siamo tolti il problema.
Alcuni restano lì nel mare. Per sempre. In attesa.
Il nostro confine è salvo.
La nostra terra pure.
L’anima però, quella, l’abbiamo persa. Per sempre.
È rimasta incagliata in mezzo al mare insieme all’anima di quel bambino e a tutti quelli che sono morti insieme a lui.
Questa sarà la nostra punizione.
Non avere più un’anima con cui fare i conti.
Sarà, soprattutto, la tua e di tutti quelli che la pensano come te.
La mia, e di quelli come me, invece, è di stare a guardare. Di non fermarvi. Di non urlare a gran voce che per me quel bambino conta. Che è un po’ figlio mio. Che ogni bambino conta, e pure ogni uomo conta.
E se l’umanità, come sostieni tu, ha pesi differenti. Conterebbero questi uomini con i loro bambini.
Molto più di te.
Penny
Sosdonne.com
#ilmatrimoniodimiasorella
Dobbiamo continuare a combattere una battaglia che dura da sempre ….quella tra la civiltà e la barbarie
Un abbraccio
Ps
In questo momento la paura sembra far vincere la barbarie, ma non è finita. Non tutti hanno perso l’anima
Tu dici? Io, a volte, sono così sconfortata…e più che scioccarmi lui, mi sciocca chi gli crede, chi crede che “eliminando”, dividendo, chi crede nel concetto di terra mia, terra tua, staremo meglio. Chi crede che il problema sia sempre fuori da noi e invece di mettere insieme, di unire le forze, crea capri espiatori. Ci salveremo? Voglio pensarla come te. Che un’anima ci sia e ci porti in salvo. Un abbraccio grande. Tutto bene lì? Penny
Tutto benissimo qui. Grazie carissima
Ne sono felice. Ti mando un cuore d’affetto virtuale. Penny
Grazie di cuore per questo pezzo meraviglioso. Sono alle lacrime. Non posso fare altro.
Non li ho votati e non li voterò mai.
Non voglio vedere l’Italia ridotta così.
Grazie, Penny.
Ci penso, guardo immagini, leggo articoli, e poi mi chiedo cosa posso fare e mi sento così impotente…ho fatto vedere la fotografia di quei bambini morti sulle spiagge libiche, gli ultimi, alla mia girl bionda, quella che disegna, ha voltato lo sguardo subito dall’altra parte. Mi ha detto: non ce la faccio. Ha pianto. E io ho pensato: grazie a Dio sente il dolore, è capace di sentire…perché qui mi sembra che non siamo più in grado di percepire l’altro. Ecco. Ti abbraccio. Stiamo insieme e vicini. Credo sia già molto. PENNY
Grazie per avermi detto di tua figlia e del suo dolore. Cosa diranno di noi che non riusciamo ad affrontare questa guerra terribile? Ogni generazione ha la sua, noi abbiamo questa con un senso di impotenza che attanaglia la gola. Non si vince e non si perde. Sembriamo tutti al cinema.
Mi prendo l’abbraccio e lo ricambio. Stiamo insieme e vicini, si.
Grazie.
Disumano tutto quello che sta accadendo. Mi fa tanta tristezza e rabbia.
Io non ci credo. Non credo ai silenzi. Alla terra che ha una proprietà. Credo nell’umanità, in noi, nella volontà di resistere all’intolleranza. Ci credo, per questo scrivo. Per non dimenticarmi chi voglio essere…sei vicina…Penny
Penny cara, vergognoso, disumano tutto!!!! Siiii lo schifo più grande lo provo per chi ha votato questa gente. Oggi il tuo post lo ha letto a voce alta, con me, la mia creatura 10anni, a me scendevano lacrime incontrollabili. Lei alla fine mi ha chiesto “Ma perché succedono queste cose?”. Tra i doveri e la responsabilità che sento nei suoi confronti, quello che mi preme di più, è quello di aiutare il suo senso critico ed essere UMANA prima di ogni altro valore. La gente non si indigna più. Tutto normale. Basta che il proprio orticello rimanga incontaminato! Il resto non conta. Grazie. Ti stringo come sempre. ?
Cara Federica, come sai bene sono con te e concordo per tutto ciò che hai detto. Possiamo fare poche cose, ma una cosa è certa, possiamo parlare con i nostri figli. Possiamo spiegare perché possano capire…io ci credo, credo che le cose cambieranno. Ti abbraccio Penny
C’è una frase, credo che venga dall’Africa: “la terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo in prestito dai nostri figli”. Aggiungo: per dare un posto e una vita a tutti. C’è posto per tutti. Ma anche vanno dette molre cose, che prima – senza Salvini – non era diverso..
Era uguale, per i morti in mare. Abbiamo tanto da lottare per l’accoglienza. E io non so come fare, a disfarmi delle mie comodità…Cerco anche io un modo, e spero. che i miei figli sentano. 🙁
Abbraccio tutte le madri che sono sopravvissute senza i piccoli..
Tremendo.
Cara Simona, sul fatto che prima di Salvini i morti c’erano , è un dato di fatto. Ma ora i porti sono chiusi e centinaia di persone restano in mezzo al mare. E questo mi sembra tremendamente disumano. Parlarne, interrogarci, chiederci cosa possiamo fare è già un passo. Non basta, ma è un passo. Ti abbraccio Penny.