Io mi sono ripresa i sogni, a un certo punto.

Pulendo casa e scartabellando nei ricordi, ieri, in una cassetta di legno, ho trovato mille diari, la scrittura era dentro di me e neppure lo sapevo.

Ho pianto. C’ero io. Post-it ovunque appiccicati sulle pagine. Per una vita la mia memoria non era in grado di trattenere nulla. Come una difesa.

Se non ricordo niente o poco, posso dimenticarmi pure del dolore, della bambina incapace che ero, dell’adolescente incasinata e fuori misura, degli attacchi di panico a vent’anni, della moglie, della madre che cercavo di essere.

A un certo punto, però, è successo. Ricordo una scrivania, una lucina accesa. Rubavo idee, pensieri, infomazioni. Leggevo tutto ciò che non avevo letto in vita mia.

Me li sono ripresi con determinazione i miei sogni e mentre lo facevo non me ne rendevo conto.

C’è la mia vita lì dentro, il diario alle mie figlie, la mia esperienza di coppia, pezzi di giornale incollati. Storie di altre donne. Era tutto chiaro eppure io non sapevo leggerlo.

Non pensavo che avrei scritto un romanzo e nemmeno che un giorno di dicembre avrei aperto un blog.

Le cose bisogna farle nascere.

Non sapevo nulla di me se non quello che gli altri con il mio compiacimento rappresentavano.

Anche adesso, non credete, vengo criticata spesso, anche dagli amici ma non solo. Mi dicono che scrivo sempre sugli stessi temi oppure mi sviliscono un po’ per il tipo di scrittura considerato non di “alta letteratura”, alcune librerie, ad esempio, vicine al mondo femminile non mi hanno nemmeno presa in considerazione, ma io ho imparato a fregarmene.

Scrivo, continuo a farlo con determinazione, cerco di migliorarmi ma anche di accettare me stessa.

Se aspiriamo alla perfezione rischiamo di non muoverci mai e forse, aspirare alla perfezione è pure un alibi.

Ognuno ha la propria storia la mia è di dimenticanze.

A volte, i sogni sono così vicini che si perdono dentro al sugo o mentre facciamo la spesa o nel letto in cui dormiamo in cui, magari, non raggiungiamo nemmeno l’orgasmo. E non abbiamo imparato neppure a toccarci e a provare piacere, perché ci hanno insegnato che spetta ad altri questo compito. Tipo quello di renderci felici.
I bambini sono piccoli, la famiglia ha bisogno di me, la casa, il lavoro, poi, i figli diventano grandi e non sappiamo più chi siamo né se abbiamo dei sogni.

Perché, care amiche mie, nei momenti di fragilità, l’ho già detto tante volte, sono quelli che puntellano la nostra esistenza. Non un uomo e nemmeno dei figli.

Quelli che ci sostengono, ci danno forma. Ci definiscono.

E lo sapete, non è la meta ma il viaggio ad essere importante e quel viaggio deve avere la consistenza dei nostri sogni.

Cristo santo, non permettete a nessuno di dirvi che non siete brave, che non valete. Tutto ciò che fate ed esiste dentro di voi è degno di un nome. Il vostro.

Dovete avere il coraggio di prendere in mano i vostri sogni, rischiare nel portarli a galla.

Non importa cosa, non importa come, una casa con un terrazzino in cui ci stia una sdraio, un corso di ballo, dipingere, correre o quant’altro, ma dategli visibilità dentro al vostro cuore. Se lo fate, se aprite al rischio, sarete visibili a voi stesse.

E nei momenti di fragilità non crollerete, magari starete male, ma avrete delle solide stampelle a cui appoggiarvi.

Noi donne sappiamo dipingere cieli in un soffitto scrostato, sappiamo mettere piantine grasse davanti a finestre semi chiuse. Sappiamo immaginari panorami nonostante il palazzo grigio di fronte.

Abbiamo energie e riusciamo a rendere bello ciò che non lo è. A volte, quelle energie le indirizziamo tutte verso un obiettivo, anzi due: il matrimonio e dei figli.

Salvate i vostri sogni. Tirateli fuori dal cassetto e fatene qualcosa. Assumetevi il rischio della vostra esistenza.

Non importa se, come e quando si realizzeranno, ma non permettete a nessuno di dirvi che ci sono altre priorità. Non è vero. Voi siete la priorità.

Ma, soprattutto, ditelo ai voi stesse, perché a suon di realizzare i sogni degli altri, spesso, perdiamo di vista i nostri.

E non è giusto.

Non dobbiamo essere brave ma felici. Come un cambio di prospettiva.

Penny

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