Dateci un lavoro. Le stesse possibilità di un uomo.

Dateci asili nido, luoghi di assistenza a cui poterci appoggiare per la “cura” che, a quanto pare, ci avete appioppato tutta intera.

La stessa che ci blocca, ci isola, ci confina a casa tagliandoci fuori dalla sfera pubblica.

Dateci stabilità economica. La stessa che avete voi. È quella che vi rende “emotivamente” dominanti.

Dateci spazi di inclusione. Politici. Economici. Sociali.

Permetteteci di prendere posto, lo stesso, al vostro tavolo.

Dateci gli stessi stipendi.
Le stesse posizioni.
Le stesse opportunità.
La stessa visibilità.

Dateci quella metà che è nostra e di cui custodite i posti gelosamente sul palco: ai meeting, ai festival, ai premi.

Uno vale uno. Vorrei ricordarvelo.

Non dovete regalarci niente. Dateci quella metà che ci appartiene come un diritto.

Permetteteci di essere autonome da voi e dal vostro potere.

E, con molta probabilità, non moriremo più.

Perché è la condizione di invisibilità e dipendenza in cui ci costringete a farci morire.

Perché non sono i pazzi ad ucciderci, sono gli uomini, gli stessi a cui voi fate credere di valere di più.

Con lo spazio che detenete, le parole che usate.

I femminicidi dipendono da voi, non dalla fragilità delle donne, quella è solo una conseguenza del vostro abuso di potere.

Siete voi che dovete cambiare rotta, dire No se al vostro fianco non siede una donna, se il rapporto non è uno a uno.

Non prendeteci in giro con il ritornello delle competenze, perché, i posti di potere in cui sedete sono dono dinastico da generazioni.

Dipende da voi. Vorrei ribadirlo. Sono i vostri atti di cambiamento che stiamo aspettando.

Non ci date la colpa della fragilità anche quando veniamo uccise.

Fateci esistere.

Penny

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