Bologna. Lei 42 anni, picchiata anche davanti ai figli piccoli dall’ex marito. Aggressioni, offese e minacce di morte inviate anche via telefono e con messaggi vocali alle figlie minori.

A luglio la donna fa partire la denuncia e al termine degli accertamenti l’uomo è stato denunciato per maltrattamenti in famiglia aggravati.

La Procura ha chiesto e ottenuto dal Gip di Reggio Emilia la misura coercitiva del divieto di avvicinamento alla vittima, prescrivendogli di non avvicinarsi a più di 1.500 metri dall’abitazione e dal luogo di lavoro. Il provvedimento cautelare è stato eseguito ieri mattina.

Basterà? mi chiedo.

A un uomo che picchia la moglie davanti ai figli, che la pedina ( sono stati accertati anche i pedinamenti) che utilizza minacce di questo tipo:Ti brucio con l’acido”, “sei una spazzatura”, “faccio esplodere quella casa di m.”, “ti mando in mezzo alla strada”, “devi finire sotto un ponte, basta davvero un divieto di avvicinamento? Perché, per molte donne sappiamo bene come è finita.

Poi leggo:”Dalle indagini è emerso che i maltrattamenti sarebbero l’espressione di una persistente attività di ‘controllo’ da parte del marito sulla donna, separata di fatto, con intimidazioni legate alla rabbia per una presunta nuova relazione“.

Credo che una narrazione di questo tipo non aiuti nessuno, soprattutto, non aiuti le donne.

Quella rabbia non è scaturita per una nuova relazione, quella rabbia dentro un uomo violenti c’era già, ha solo fatto il suo corso. C’era prima, come vediamo, in azioni e pensieri. Perché a volte sembra che questi uomini siano dei santi fino all’attimo esatto i cui li si allontan. Inoltre sembra sempre che a scatenare questa violenza sia l’azione di una donna. Spesso quella di lasciare il marito o il compagno e ricostruirsi un’altra vita.

Il messaggio subdolo (spero il più delle volte inconsapevole) è questo: se state dentro al sistema, se non osate, non ci succederà nulla.

Ecco, siccome le parole sono importanti e dalla nostra testa entrano nell’agito nostro e degli uomini è bene scardinare certi pensieri distorti.

La ferocia della violenza non nasce in un giorno, noi lo sappiamo bene. È frutto di comportamenti più o meno subdoli, più o meno evidenti, che esistono dentro alle nostre case, dentro alle nostre relazioni.

Solo che spesso abbiamo paura, spesso siamo sole, spesso non vogliamo vederla o gli altri non la vedono.

Appartiene a un contesto, ad una società che preferisce nascondersi dietro al richiamo del raptus, delle famiglie del Mulino Bianco, che non previene e tutela troppo poco.

Quando subiamo un abuso verbale, fisico, emotivo, economico, noi dobbiamo ricordarci questo: nulla può giustificarlo.

Soprattutto, quando decidiamo di dire basta.

Non è il vostro basta ad essere sbagliato se state male, se vi fa male. È la sua violenza che deve essere riconosciuta e fermata.

È bene ribadirlo e ricordarlo ogni volta, affinché la narrazione sia quella giusta, affinché la smettano di farci apparire delle carnefici quando i veri carnefici sono gli uomini che ci maltrattano da tempo e ci uccidono.

Affinché arrivi un giorno in cui non abbiamo più paura.

Penny ❤️

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia.

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

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