Diciamoci la verità, abbandonare il conosciuto è difficile. Lo è anche quando il conosciuto ci fa molto male.

Quel male, in fondo, è una garanzia di continuità, perché siamo un maledetto popolo di conservazione.

Dentro a quel male ci riconosciamo, è sempre stato così, può essere che lo abbiamo percepito e vissuto nella famiglia o nel contesto in cui siamo cresciute. Potevano essere muri di silenzio, prendersi a male parole o violenza agita.

La “bellezza” fa paura, è rischio, attira sguardi e considerazioni. Invidie e giudizi. Se siamo mediocri, se non osiamo, se restiamo in seconda linea, se rimaniamo nell’ombra chi è intorno a noi può continuare a fare luce, noi a riflettergliela.

In fondo è più facile non assumersi la responsabilità della nostra felicità, lei, la felicità, ha sempre un costo in termini di relazioni. Molti amici ti sorreggono se stai male e se soffri, ma averli vicini quando hai un successo non è sempre scontato. Figurarsi se rompi schemi eterni.

La felicità degli altri spesso disturba, quella di una donna che riparte da zero, che ce la fa anche senza un uomo accanto, crea una specie di orticaria non solo agli uomini, anche a quelle donne che sono nella melma e da quella melma non riescono ad uscire.

La melma è conforto se è quello che conosco da una vita e se mi hanno detto, da una vita, che non posso aspirare ad altro. E se mi hanno detto da una vita che la solitudine è più spaventosa di qualsiasi stato conservativo. Più spaventosa della veloce decomposizione dell’anima.

Così rimaniamo dentro a brutte e dolorose certezze, rinunciamo anche alla bellezza, pur di non deludere chi conta su di noi per conservare se stesso.

Eppure c’è sempre una via di fuga o scelta, chiamatela come volete, assumersi il rischio della novità, assumersi il rischio di essere felici.

È vero, potrebbe non funzionare, le energie potrebbero andare disperse ma, per lo meno, ci avremmo provato, per lo meno avremmo tentato.

E vi assicuro che non sarà mai peggio del conservare sotto sale se stesse per qualcun altro. Che sia una madre, un padre, un marito, una moglie, dei figli, una società.

Vale sempre la pena, scegliersi.

Penny ❤️

Acquarello: Ludovica Paglino

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. Il 22 giugno esce per Mondadori: “La scuola è di tutti”.

https://www.ragazzimondadori.it/libri/la-scuola-e-di-tutti-le-avventure-di-una-classe-straordinariamente-normale-cinzia-pennati/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

1 comment on “Perché scegliamo brutte certezze piuttosto che belle novità?”

  1. Quel “vale sempre la pena scegliersi” andrebbe ripetuto come un mantra, ogni giorno, tutti i giorni, mentre lo si mette in pratica. 😉

Rispondi