Una camera con due comodini uguali. Qualche libro su quello di lei. Quello di lui ha una pila di documenti da leggere.
Stesse lampade anni settanta, comprate vent’anni prima ad un mercatino, qualche mese dopo il loro incontro.
Ricorda quel giorno. Erano tornati a casa con lo zaino pieno di cianfrusaglie e quelle due lampade. La sera si erano fatti una promessa, quasi un pegno d’amore. Stavano già immaginando la loro vita insieme in quella casa, con quella camera. Il colore delle pareti, il letto in ferro battuto.
All’inizio è magia. L’amore, inutile è il luogo di tutte le attese: completezza, riscatto, eternità. E per un certo periodo di tempo l’altro incarna il nostro immaginario facendosi portatore di una promessa.
Lei chiude il libro, lui dorme già. Sono passati tanti anni, pensa lei tirandosi su la coperta, l’amore non c’è più. Il cellulare è spento. I messaggi cancellati, eppure ha paura. Il perché si sia ficcata in quella situazione non lo sa. O meglio lo sa bene, e non sa cosa darebbe per tornare indietro.
Può capitare che uno dei due tradisca. E in questa ottica chi tradisce è il cattivo, l’altro vittima innocente.
Lei non riesce ad addormentarsi. Si sente una merda. Eppure ha provato a dire basta, una, due, tre volte. Ma non ci è riuscita.
Di solito usiamo solo un punto di vista per guardare le cose. Forse quello che ci fa più comodo. O che conosciamo.
Esiste una giostra dei luoghi comuni e di rassicuranti verità che ci portiamo dietro da secoli. Che assolve alcuni, e massacra gli altri. Così sappiamo bene da che parte stare e se ci capita di sconfinare, ci sentiamo morire.
Non importa come lo abbia conosciuto. Lui è entrato a far parte della sua vita. Ha aperto una finestra sul suo rapporto di coppia. Ha scoperchiato gli abissi. Vorrebbe tornare indietro. Lo ha lasciato. Ma poi cerca un contatto, cede. Ha bisogno di lui.
Per la prima volta si sente felice dentro all’infelicità.
Sembra che capiti soprattutto alle donne, di tradire. É più facile che gli uomini compiano degli adulteri, il che è tutt’altra cosa. L’adulterio è un atto fine a se stesso, si nasconde e si perpetua nel tempo, ma soprattutto non produce cambiamenti. Sembrerebbe così, ma non ho prove e non sono un profeta.
“Chi ama non tradisce”, dice a se stessa e nello stesso momento in cui lo dice non sa che sta imparando ad amare. Ogni tanto trema. Non ha dormito.
Si alza, prepara la colazione, versa il caffè al marito mentre sfoglia distratto il giornale. Lo guarda per cercare tracce del suo amore e dirsi che sta sbagliando tutto, che non può buttare all’aria il suo matrimonio. Lui si alza, lascia lì la tazzina, la saluta. Un bacio appena sfiorato.
Lei sa che nulla sarà più come prima.
A volte può succedere che tradire sia un atto necessario a riequilibrare. Prendiamo in mano il nostro destino, e operiamo un tradimento nei confronti del collettivo, dei dettami, dei valori da cui proveniamo, a cui abbiamo aderito per non deludere, o perché è così che si fa.
Le arriva un messaggio. Il cuore batte. É l’altro che la chiama a sé e le dice che la ama. “A più tardi ” si scrivono. E anche se non si vedranno, lei sa che c’è.
Sveglia i bambini, li veste, li abbraccia. Quello è il suo mondo. Cosa sta facendo? Come farà a dirlo a sua madre, a sua suocera, a sua sorella? Si domanda angosciata. Il giorno prima ha provato a parlarne alla sua migliore amica ed è stato un disastro.
É solo separandosi da quel contesto che possiamo riconoscere finalmente quello che siamo.
É necessario allora tradire per non tradirsi. Per emanciparsi dall’immagine che negli anni abbiamo cercato di mantenere fedele alle richieste dell’altro, ma che non corrisponde all’immagine reale.
Quella che desideriamo per noi stesse.
Ha accompagnato i bambini a scuola, prima di entrare nel portone li ha stretti ancora un attimo a sé, sa che il dolore colpirà anche loro e questo non riesce a tollerarlo.
Si sente una madre di merda. Una moglie di merda. È una traditrice. Guarda il telefono, compone il numero. L’altro risponde e lei finalmente respira.
Lo so che vi sembrerà strano, ma su di noi pesano anni di cultura repressiva e di disconoscimento. Il tradimento diventa in alcuni casi, un passaggio obbligato verso il riscatto della propria identità.
L’infedeltà una strada possibile per il superamento della “remissività” non solo dal proprio uomo ma dal contesto, dalla famiglia d’origine.
Il tradimento assume allora una valenza di ritorno alla fedeltà a noi stessi.
Glielo dirà, ha deciso. Per questo ha mandato i bambini a dormire da sua madre. Non è la prima volta che prova ad affrontare l’argomento. Ma lui fa finta di niente. Dice che le ha dato tutto, che è normale per le coppie dopo tanti anni dare per scontato. Che lui la ama e questo è quello che conta. Devono stare insieme, altrimenti i figli ne soffriranno troppo.
Il tradito spesso nega a se stesso l’evidenza. Il tradimento è il tentativo di liberarsi del ruolo. Ci si fonde, a volte, e ci si perde. I confini della propria identità diventano nulli.
Sono giorni di angoscia. Lui non le parla. La sera dorme sul divano, lei tiene entrambe le lampade accese. Guarda la parte di letto vuota e si sente morire. La colpa la sta distruggendo.
Chi è tradito deve viversi il lutto. Chi tradisce fa esperienza della colpa, aver distrutto l’oggetto d’amore. Ma lo sappiamo, il tradimento non è mai imputabile a una sola persona, ma facciamo finta che sia così. Tradito e traditore hanno un copione preciso. Al traditore però spetta il compito più gravoso. A lui spetta la responsabilità di mettere in luce la dissoluzione e i problemi del rapporto. La revisione.
Lui non beve più il caffè a casa, ma la perseguita con cento telefonate al giorno. Non capisce. Non comprende come sia potuto accadere. La ama e questo dovrebbe bastare, invece non basta più. Parla davanti ai bambini. La insulta e poi le chiede scusa. Le dice che non può vivere senza di lei.
Lei sta ritrovando se stessa. Per la prima volta dà valore a ciò che sente. E inizia a capire che non può tornare indietro nemmeno lo volesse. È giá lontana da tanto tempo. Con il tradimento ha preso coraggio.
E allora, se vi dicessi che il tradimento può essere il passaggio nella storia di due persone che si amano. Non è il problema dell’altro che porta via o spazza. Ma del dentro, quello che ci permette di riconquistare la nostra identità.
L’altro è lì, al suo fianco. Non sa cosa succederà tra di loro.
Ma per la prima volta sa reggersi il fatto di essere una cattiva figlia e una cattiva moglie, in nome della sua libertà.
Donne che hanno amato un uomo o viceversa. Hanno cercato di non dissolversi e l’hanno fatto attraverso il tradimento. Hanno scelto una strada per il cambiamento. Se qualcosa poi è cambiato.
Chi tradisce la promessa d’amore? Chi fa finta di niente, chi conserva uno stato o chi prova a cambiare, con la speranza di dare uno scossone o ritrovarsi?
So di non essere popolare a scrivere queste cose. So che chi è stato tradito si sentirà ferito dalle mie parole, ma in cuor suo conosce la verità. E ognuno ha la propria storia.
Gli altri, vi prego, quelli che mi scrivono e non possono neanche mettere mi piace per la paura di essere riconosciuti, ASSOLVETEVI.
State solo cercando di dare voce alle zone d’ombra. Non tradite voi stessi. Sarebbe peggio. Amatevi e basta. Non c’è niente da perdonare.
Gli uomini non me ne vogliano, io raccolgo per lo piú storie di donne e tutto è opinabile.
Lui non dorme più sul divano. Ha ripreso il suo posto nel suo letto. Le luci sono spente.
Lei se n’è andata. Sta costruendo la sua vita da un’altra parte. Lui lo farà, forse. Ma finalmente, questo non dipende più da lei.
Potranno amare ancora. Perché se c’è una cosa che l’amore sa fare è rinnovarsi. Ancora e ancora. Se lo vorranno.
Penny
Ho una relazione CN un uomo sposato ormai da un anno e mezzo nn è mai stato fedele alla moglie,lei lo sa ha avuto storie lunghe ed è anche andato via di casa ,ora dice che nn la lascerà mai .ogni volta che è stato allontanato da me ha fatto il diavolo a quattro pur di vedermi, ma va viene molto attento a nn farsi scoprire anche se nel paese dove presta servizio e vivo io lo sanno tutti.Nn so che pensare io intanto vivo serenamente la mia vita uscendo CN amiche e amici,nn trovo il senso di restare bloccati.
Fai bene a fare quello che senti. L’importante che questa storia non “blocchi” la tua esistenza e non ti faccia soffrire. Ci sono relazioni che vanno avanti in modi non convenzionali, se così possiamo dire, l’importante che siano scelte e non subite. Se state insieme in questo modo ci sarà un motivo. L’amore è strano. Ti bacio Penny
Questa volta hai superato le aspettative. Non per le parole dette, perché tutti quelli passati per questa stretta, dolorosa, strada si riconoscono.. uno per uno… Ma per il mettere nero su bianco così lucidamente. Un grazie al tuo modo d’essere, e al tuo modo di scrivere.
Punny ti sono grata per le parole. Sapessi quanti dubbi ho quando scrivo. Vorrei essere compresa. E comprendere. Tutto qui. Ti abbraccio stretta. Penny
e quando non ci si sente in colpa di tradire…
Quando non ci si sente in colpa ma ci si preoccupa di non sentirsi in colpa…siamo complicate noi donne. Ti abbraccio Penny
Scrivimi.
Letto d’un fiato❤
Mai tradire se stessi, non c’è niente da perdonare.
Nottina serena❤
Grazie per averlo scritto. Per il fiato e l’affetto. Ti abbraccio Penny
Memorabile e molto utile a tanti. Io non ho ” tradito” ma avrei tanti voluto vivere sentimenti che c’erano bellissimi. Quanta sofferenza. Ma utile a capire che il matrimonio era finito, anche semza aver tradito. Il resto tutto uguale. Penny sei grande, grazie.
Non hai tradito te stessa, mi sembra già molto. Ti abbraccio tanto Penny
Bello come sempre leggerti. Ma se nel lasciare avessi dovuto lasciare anche le tue due figlie cosa avresti fatto ? buon fine settimana Penny, io pedalerò con la mia Penny
L’ho già scritto, non contratto la mia felicità. I figli non si lasciano. Si cambia casa, si trovano modi di stare insieme. Ci siamo per loro, basta volerlo, anche se non viviamo nello stesso posto. Baci Penny.
Ps tratta bene la mia Penny
Io sono stata tradita per cinque anni non mi sono mai accorta di niente, forse perché si vedevano 4/5 volte in un anno…..forse perché usciva alle nove e tornava alle 11…..il tempo di una s……..a e via.
È stato brutto saperlo tramite una telefonata di lei che mi ha raccontato tutto …..lui non aveva voglia di continuare e lei ha pensato bene di vendicarsi.
Volevo lasciarlo, ma dopo 36 anni di matrimonio ho fatto delle considerazioni e delle scelte……..sono qua, dopo un anno mi chiedo ancora se ho fatto la cosa giusta, ma non trovo risposta.
Sei lì. Forse questa è la risposta. Hai fatto le tue considerazioni. Al di là dei 36 anni di matrimonio, al di là del tradimento, tu stai bene? Sì insomma sei riuscita a mettere la parola fine e a ricominciare con lui? Insomma sei felice? O quella risposta che cerchi è un tarlo? Perché se così fosse, se fosse un tarlo dovresti andare a fondo. Altrimenti vivi il tuo matrimonio con serenità, l’amore a volte è semplice, a volte, no. Chi può dire quale sia il modo giusto di amare? Ognuno trova i suoi assestamenti, ognuno ha la sua storia. Bisogna vedere se quella storia ci calza a pennello.
Un abbraccio grande Ersilia.
L’INFEDELE
di Fausto Corsetti
Che cosa può ancora significare avere accanto un uomo che ha perso il fascino dell’esclusività, della completa confidenza, dell’assoluta reciprocità?
Dov’è l’essere amabile che consideravamo un altro noi stessi, la persona con la quale avevamo deciso la condivisione delle gioie e dei sacrifici della vita?
Forse, sono proprio questi gli interrogativi a cui una donna lega la scoperta dell’infedeltà del proprio uomo.
Tutto sembra crollato in un abisso di delusione e di incertezza. E’ una tristezza senza fine, con un peso sul cuore, una fissazione nella testa, una incapacità insuperabile di assopire il tormento.
Ed eccola la donna tradita, che si chiede perché, che si sforza di capire, che indaga sul presente e sul passato, che si muove come un’allucinata, nel più completo disamore di tutto.
Dove sboccherà la sua tristezza? A chi chiederà aiuto? Di chi potrà fidarsi?
Quanti interrogativi!
Intanto, molti hanno avvertito che qualcosa è cambiato nella sua vita: ha spesso gli occhi arrossati, sfugge alle domande degli amici, si chiude per ore in casa. E’ tutto un bisbigliare, un osservare, un riferire, un “comarare”. Dietro lo sconforto, il teatro.
Le notizie corrono: c’è chi riferisce. Una donna, poi, non può scoppiare. Ed ecco i primi consigli: lascialo, dice la mamma di lei, no, perdonalo, dice la mamma di lui… Sono tutti consigli mossi dall’orgoglio di famiglia. Nella realtà non servono a niente.
Lei dovrà decidere da sola. Nessuno potrà trovare la soluzione più giusta al suo posto. Lei, da sola, dovrà sapere che uso fare dell’infedeltà del suo uomo…
Esiste, nel dramma della donna tradita, un qualche criterio di giudizio a cui è possibile aggrapparsi?
Forse… Forse sarebbe utile sapere che ogni tradimento è un’infedeltà, ma non ogni infedeltà è un tradimento.
L’uno e l’altro atto rappresentano il massimo di offesa all’interno di una coppia, tuttavia il tradimento è una scelta che cela un ripudio.
L’infedeltà si fonda sulla speranza che tutto rimanga nascosto, e può essere frutto di debolezza, di vanità, del solito orgoglio di maschio. L’infedeltà, sempre grave in se stessa, può non intaccare in maniera incisiva i sentimenti fondamentali di una coppia.
Il tradimento, invece, è frutto di una lacerazione che forse si trascina da tempo e che aveva già avuto le prime avvisaglie in un certo distacco, nel non “cercarsi”, nell’indifferenza, nell’ascolto distratto, nei silenzi.
Si potrebbe quasi parlare di due tipi di infedeltà: quella che sarebbe spaventata all’idea di mettere in discussione gli affetti più cari e quella che desidera, sia pure con qualche apprensione, che qualcosa succeda.
Una donna prima di assumere qualsiasi decisione, forse, dovrebbe capire questo: l’uomo che riconosce la propria colpa e protesta ancora il proprio amore è probabilmente una persona da perdonare, una persona da comprendere.
Nessuna donna e nessun uomo possono accettare in partenza di essere traditi, ma il giorno in cui dovesse accadere è fondamentale non commettere l’errore di reagire irragionevolmente, pur con tutte le buone “ragioni”.
Unendo la proprie vite non si diventa “impeccabili”.