Credo vi fará piacere sapere che sono sopravvissuta al compleanno della girl piccola. Otto femmine hanno dormito con stuoino e sacco a pelo nei miei 45 metri quadrati. La torta al cioccolato è stata un successone. Ometterò fino a quando le mie girls non saranno adulte che era una torta delle buste a cui bisognava aggiungere la panna ( che ovviamente ho comprato già montata). Mi godo il successo e taccio.
Il giorno del compleanno è stata una giornata infernale. Da dimenticare, che essere brave bravissime è impossibile.
Compro tutte quelle schifezze, patatine, noccioline, non concesse normalmente, al discount (sapete il perché) e carica come un mulo parto verso casa.
Appena messo in moto, due donne (e non a caso) si sbracciano, mi chiamano, urlano. Non ho messo il casco. Mi fermo, ringrazio, lo infilo e riparto.
Arrivo sotto casa. C’è il postino con un pacco, lo prendo, è per i miei vicini di sopra, non ci sono e io ci tengo a fare la gentile. Nel frattempo cerco le chiavi nella borsa. Ovviamente non le ho prese…
Ricarico tutto, borse della spesa e pacco, che ora non so dove mettere! Alla fine lo comprimo nel bauletto sperando che non ci sia qualcosa di fragile. Mi dirigo verso la scuola della girl piccola, sperando nelle sue di chiavi. La bidella mi dice che la sua classe non c’è, uscita per una gita. Ecco, sono a posto.
Riprendo i miei sacchetti, il pacco, il casco l’ho lasciato in testa per non dimenticarlo, e riparto. Chiamo il mio compagno, ci diamo appuntamento in centro e recupero le chiavi. Finalmente riesco ad entrare a casa.
Preparo la pasta al forno per il compleanno. La torta (che comunque mi richiede un certo impegno). Metto tutto a posto. Stendo. Riordino la camera.
Alle sei, qualunque cosa succeda, decido di fare una lezione prova di pilates. Il mio corpo ha bisogno di una pausa.
La girl piccola è latitante. Ottocento telefonate per capire dove cappero sia finita dopo la scuola. Niente. La grande mi supplica di accompagnarla a nuoto. Resisto: ti prendi l’autobus.
Mugugna, ma esce, e io respiro.
Prima di uscire dovrei tagliarmi i peli delle gambe, una foresta, ma non ce la faccio, controllo almeno i piedi, pantaloni lunghi e calze sono la soluzione.
Sdraiata su un tappettino, alle sei e un quarto, non riesco a sollevare un muscolo. Gli addominali non ci sono piú. Né gli obliqui né i bassi né gli alti. La verità e che vorrei dormire. E basta. Per due giorni. Lì, su quel tappeto.
Ritorno a casa. I miei 45 metri quadrati sono pieni di piccole donne. E tutta quella femminitudine mi commuove.
Metto la pasta in forno. Il forno non parte, schiaccio quel cazzo di pulsante, ma niente. Mi siedo per terra, sto lì e schiaccio finché la luce non si accende. Il dito è incacrenito, ma ce la faccio, finalmente il forno funziona. Questa giornata non ha fine.
Metto la pasta nei piatti. Decoro la torta. La piccola mi chiede: “Quando te ne vai?”.
Mi vuole fuori dai piedi e al più presto.
Nel frattempo la girl grande torna dal nuoto, si cambia, si becca anche lei la pasta al forno (quella è un po’ secca ma nessuno si lamenta) e poi mi supplica di accompagnarla in centro. Sono quasi le nove. È buio.
Prendo la moto, la faccio salire e partiamo. Gli occhi mi si chiudono.
Torno a casa. Non la mia, visto che è occupata, ma in quella del mio compagno. Raggiungo il divano a gattoni. Le gambe mi fanno male.
Ogni tanto mi alzo, sbircio dalla finestra e controllo che di lá tutto sia a posto.
Vedo le piccole donne ridere dietro alla finestrella, l’unica illuminata del palazzo. Si abbracciano. Ballano. So cosa provano. Come spiare una vita di altri che poi è un po’ la mia.
Tenere le distanze. Preparare tutto e sgattaiolare via. Non far parte della festa. È molto diverso da quando sono piccoli. Da piccoli ti chiamano dentro. Stai qui. Stammi vicino. Da grandi ti chiamano fuori. Dobbiamo essere malleabili noi genitori. Avere grandi capacità di trasformazione.
Ci si abitua piano piano a lasciare il campo. Lo spazio giusto. Creare indipendenza. La loro e la nostra, che dopo tanto tempo ad accudire ci siamo scordati come si fa a stare senza di loro. Insomma prepariamo il terreno e sappiamo che la vita oltre noi sta cercando il suo passo.
Stare fuori per stare dentro. In qualche modo.
Mi sono coricata di nuovo sul divano. Non c’è nessuno, il mio compagno e i suoi figli devono ancora arrivare. Mi godo il silenzio tanto sono stremata. Quel silenzio che, a volte, mi fa paura. Ma ora mi è necessario.
Dopo un po’ mi arriva un messaggio. Un video della mia girl piccola mentre spegne le candeline. Sorrido. In fondo ci siamo (anche se non siamo lì).
Dobbiamo avere la forza di lasciare andare ogni giorno un po’, se vogliamo che tornino.
I figli crescono. Cambia tutto. Le candeline le soffiano da soli. Le confidenze le fanno alle amiche e s’innamorano sul serio. Noi dietro alle quinte.
Solo una cosa non cambia. Rimane costante. Il mazzo che ci facciamo. Quello non si sposta di una virgola. Anzi, mi sa che aumenta.
Il giorno dopo ho trovato noccioline ovunque. Patatine e schifezze. Nuova pulizia della casa intanto che ci stiamo a fare? L’entusiasmo della girl piccola già sparito. Solo lamentazioni.
La grande ha messo subito le cose in chiaro: anch’io il mio compleanno lo voglio fare così. Invito le amiche, sacco a pelo e stuoino e voglio quella torta al cioccolato buonissima.
Per poco non stramazzo.
17 anni li farà a giugno. Per fortuna ci sono otto mesi di noncompleanno. Credo che me li godrò tutti. Nessuno escluso.
Forse dovevo fare la mia solita torta carbonizzata così avrebbero optato per la pizzeria?. Forse. Perché i figli hanno risorse inesauribili e sanno come sfruttarci al meglio. E noi possiamo solo resistere.
O no?
Ps: se qualcuno conosce altri modi per sopravvivere me li faccia sapere prima di giugno Please!
Penny
Auguri alla tua girl carissima Penny. I miei ragazzi sono grandi, sposati, accompagnati e con figli eppure ancora aspettano la mia torta e ancora spengono le candeline…Ogni anno mi chiedono sempre la torta al cioccolato e panna che facevo loro da piccoli, una tradizione che non finirà fin quando sarò ancora di questo mondo. Tutto ciò sa di casa, di famiglia, di affetto e di buono..
Cara Angela fossi capace anch’io…invece sono negata. Però le amo. Basterà?
Bacini.
Ps la vorrei anch’io la tua torta…
Cara, basta, certo che basta e la tua torta sa di Amore, quello che tu sai dare senza risparmiarti
Ti bacio.
Ma il pacco dei vicini???? 🙂
Scarpe da ginnastica. Consegnate?
quanta onesta nelle tue parole.grazie.ormai io e te abbiamo un appuntamento fisso.nei miei pensieri nel racconto delle tue giornate…grazie.i miei sono ancora piccoli 2 anni e 9 mesi..ma come ho scoperto da pocouno piu uno fa undici quando si parla di figli.per ora grazie.sorrido ragiono mi sento forte mi sento che ci sei anche tu…grazie
Questo appuntamento fisso lo prendo sul serio. Due anni e nove mesi…che meraviglia. Dopo sarà sempre più bello. Ti abbraccio tanto Penny
Per gli 11 anni il mio figlio più grande ha voluto fare il pigiama party con tutti i maschi della classe, erano dieci! Sacchi a pelo, divani letto, giochi e videogiochi…
Guarda, io la torta saprei anche farla, ma ti assicuro che senza patemi ho scelto pizza e torta comprati! Vista l’età dei bambini ovviamente sono rimasta in casa (anche per non rischiare la devastazione?) ma è stata una bella faticaccia!
Ti seguo con affetto e “sorellanza”… quanta similitudine nei tuoi racconti ?
Forse mi tengo le femmine! Perché i videogiochi non li sopporto. Però è una bella faticaccia, hai ragione! Ti abbraccio Penny