Eppure sono abituata a raccontare storie. Le conosco e leggo sempre ai miei alunni. Solitamente ometto Biancaneve, Cenerentola e così via. Questa storia del Principe che salva le principesse sfigate non mi va giù.

Mi viene un nervoso pazzesco.

L’altro giorno faccio una scoperta. Una mia collega legge Biancaneve, quella vera dei fratelli Grimm. Il finale è un po’ diverso da come lo conoscevo, da come mi è stato tramandato. Insomma, Biancaneve non si salva per un bacio, ma per un inciampo.

E questa cosa mi è sembrata a dir poco meravigliosa.

I servitori del Principe portano la bara sulle spalle, s’inciampano in uno sterpo, la bara cade, e Biancaneve sputa fuori il pezzo di mela avvelenata e si sveglia.

Poi chiede: “Dove sono?”.

Il Principe le risponde: “Sei con me”.

Sei con me.

E questo che vogliamo noi donne, essere con, essere insieme, non chiediamo baci fiabeschi e salvifici, chiediamo ai nostri uomini di saper inciampare, cadere e rialzarsi.

E allora perché abbiamo  bisogno di stravolgere le storie? Perché abbiamo bisogno di essere salvate? O perché hanno bisogno di farcelo credere?

Avere fiducia in noi non è semplice. Soprattutto, se ci raccontano che solo dopo il bacio, dopo il castello, il matrimonio,  saremo felici e lo saremo per sempre.

Ma prima, dico io, prima dell’arrivo del Principe, cosa eravamo?

Qualcosa sicuramente. Quel qualcosa che è necessario per farci stare in piedi, è quel qualcosa che ci sorregge, ci spinge avanti, anche se crediamo che sia il Principe a farlo.

Quella forza che non sappiamo di avere.

Quante volte facciamo come Biancaneve, ci risvegliamo dopo un lungo sonno e ci chiediamo:

“Dove siamo?”.

“Sei con me” e io “Sono con te”.

Procedere insieme. Il tuo lavoro vale il mio lavoro. I tuoi desideri pure. Sarai il padre dei mie figli, io la madre dei tuoi, forse.

Teniamoci stretti ma lasciamoci andare, quando abbiamo bisogno.

Non vogliamo baci se non sono solo baci.

Se pensi di salvarmi sparisci, se penso di salvarti, sono scema.

Nessuno salva nessuno. Caso mai possiamo inciampare. Ecco, e farlo insieme.

E chi se ne frega del castello, che quelli esistono solo nelle fiabe.

Dammi il tuo amore, pulito di tutto e io ti darò il mio.

Uno scambio alla pari.

Che di Principi o presunti tali è pieno il mondo, e a me l’azzurro non piace. Nemmeno il rosa.

Mi piacciono gli abbracci e poter anch’io essere una spalla su cui piangere, spalle grandi su cui appoggiarsi, mano che sorregge. Corpo concavo in cui abbandonarsi.

Vogliamo questo da un uomo, per questo a volte ci separiamo. O andiamo lontano. Per questo, a volte, stiamo male, malissimo e non sappiamo come dirvelo e dircelo.

Non volevamo un Principe, non ne avevamo bisogno, ma non lo sapevamo.

Volevamo amore.

E se proprio un Principe deve mettersi sul nostro cammino che almeno sappia inciampare.

Che la vita è piena di buchi. E noi non siamo Principesse. Sappiatelo.

Buona giornata a tutti.

Agli uomini che sono uomini e non Principi, e alle donne che li amano per i loro inciampi.

Penny

 

 

 

 

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