La girl bionda sabato arriva con il telefonino in mano e mi dice: “Ti dedico questa canzone”.
“Questa vale per te che hai lottato per me
C’è chi ha due genitori, ma tu vali per tre
Per tutte le volte che ho perso la calma
Tu m’hai dato un’arma, e yo mamma…”
Ascolto le prime frasi e l’abbraccio. La tengo stretta, lì in mezzo alla sala. O lei tiene me, che ormai si è fatta donna e non ci sta più.
Dondoliamo un po’ come fanno i bambini, a volte, per rassicurarsi. Oppure balliamo. Non so. Ma è bello.
È la prima volta che mi dedica una canzone. È un momento intimo. Nostro. Lei dimenticherà. Sarò io a ricordarglielo quando tra di noi farà freddo.
Ci stacchiamo, lei piange. E io penso alla sofferenza. A quanto male si può fare, di cui forse non ci si rende conto. A cosa si porterà dietro.
All’uomo che sceglierà. È questa la cosa di cui ho più paura.
Se non metto tutta l’energia possibile nel pensare a lei, nell’occuparmi di lei, nel far sì che si senta amata e desiderata, è probabile che nel compagno di un domani cercherà l’amore di un padre.
Quell’amore che se c’è stato, e io voglio pensare di sì, non ha sentito.
E pensarà, forse, che deve meritarselo. E anche tenerselo. Che deve essere degna. E se finirà, penserà che sarà colpa sua.
È che io non volevo lottare per lei. Anche se non gliel’ho detto.
Non lo volevo proprio.
Non c’era da lottare.
Ho solo asciugato le lacrime a quel viso che, invece, è ancora quello di una bambina.
E non volevo essere da sola per quanto riguarda la loro crescita. Quando mi sono separata non immaginavo che le mie figlie pagassero la mia colpa.
E che qualcuno non mi dica: allora non dovevi separarti!
Perchè sta proprio qui il problema, nel modificare il linguaggio, le idee, i concetti che ruotano intorno al matrimonio. E quel “per sempre” maledetto che ci portiamo dietro. Come fossimo marchiati a vita.
Avrei voluto presenza per loro, perchè è possibile. Deve essere così.
Un figlio ha solo il bisogno di essere amato. Al di là del legame d’amore tra la madre e il padre.
È quel diritto che vorrei rivendicare per lei.
Forse per quello sto lottando. Anche se non bisognerebbe lottare per un figlio. Non è giusto.
Il bene è dato. Punto. Dal momento in cui nascono abbiamo una responsabilità.
In fondo è facile amarli quando sono piccoli. Poi crescono. Cambiano. Hanno idee diverse dalla nostre. A volte non condivisibili. Sono cocciuti. Noiosi. Sclerano. Vanno lontano. Si arrabbiano. Fanno di testa loro.
L’ amore deve arrampicarsi sulle montagne.
L’amore per un figlio è irto di ostacoli, a volte incontra rovi, attraversa tempeste, annaspa.
Eppure abbiamo una responsabilità. Quella di starci dentro. Qualunque cosa succeda. Non possiamo sottrarci. Se lo facciamo non stiamo amando come si deve.
Ci chiedono continuamente di scalare le montagne, i nostri figli. Ci mettono alla prova.
E noi dobbiamo esserci. È l’unico vero compito che abbiamo.
Sei degno di essere amato, figlio mio. Anche quando sei il peggio. E non mi piaci. E faccio fatica. Che amarli quando tutto fila liscio è semplice.
Anche quando ci allontanano. Dobbiamo amarli.
Sono qui. Non mi muovo. Puoi dire e fare qualsiasi cosa. Aspetteró. Sono tua madre. Tuo padre. La cosa non cambia se abito in un’altra casa. Se non sto tutto il tempo con te.
L’amore non è quantità. Non deve risarcirci. Soprattutto quello di un figlio.
Per questo quando sento qualche genitore affermare: “Devo dire che mi dà grandi soddisfazioni!” me lo mangerei in un sol boccone.
I figli non danno soddisfazioni. Non sono ammaestrabili. Né devono essere le nostre copie.
Hanno anima propria. Desideri propri.
E da noi si aspettano solo una cosa, a volte, l’unica che non riusciamo a dare.
Esserci. Nella buona e nella cattiva sorte. Anzi, più nella cattiva. Quando si fa il vuoto intorno. Quando cala la sera. Quando ci sbattono in faccia un No.
I figli ci chiedono di amarli senza Se.
Per questo, a volte, stanno male. Dettiamo condizioni.
Se farai quello che ti dico, se starai dalla mia parte, se sceglierai me, se mi assomiglierai, allora sarai degno di essere amato.
Credo che la girl desideri questo. Solo questo. Come tutti i figli del mondo: Essere amata senza condizioni.
“Ti voglio bene per ciò che sei”.
È così semplice.
Nessun figlio dovrebbe avere la sensazione di dover lottare per il proprio bene. Nessuno.
Che valere per tre, come dice Coez. Non basta.
Ci vogliono un padre. E una madre.
E saper scalare le montagne.
Mi dicono che la salita è faticosa, ma da lassù il panorama sia da mozzare il fiato. E che ne valga davvero la pena.
Grande Penny…le tue parole sono un conforto per me… mi dai forza in questo mio periodo un po’ particolare. ..grande donna e grande mamma…?
Sono contenta di darti conforto. Grande donna e grande mammma…naaaa! Ti abbraccio. Sono qui per quel che posso. BACETTI. Penny
Yo Penny, hai spiegato proprio bene la condizione di molti genitori che devono esserci anche per l’altro che non c’è per mille motivi, con mille scuse. E l’essere separati non c’entra nulla……
Abbiamo il dovere di esserci, sempre e comunque e se non fisicamente con ogni mezzo possibile.
Io penso che se gli insegniamo che ci siamo, loro impareranno a fidasi di noi e non si sentiranno mai soli. L’altro giorno parlando della scelta della scuola superiore mi son sentita dire da mio figlio ‘meno male che tu mi appoggi nella mia decisione’ e son caduta dal pero, ma in effetti nessuno gli aveva mai detto ‘qualunque cosa sceglierai ti sosterrò’. Hanno bisogno di comunicare con noi e tanto.
Sai Silvia, ieri ho accompagnato mia figlia all’open day del liceo artistico, insieme siamo andate anche a quello di Scienze Umane, una domenica che si moriva dal freddo. Ieri la mia piccola ( che ormai tanto piccola non è) mi ha detto: “Papà non sa che sto andando a vedere le scuole, ma non è tanto quello, è che non mi chiede nulla”.
Incasso e sono lì, mi prodigo, organizzo, cerco di sopperire alle mancanze, ma non sarà mai possibile. Mi auguro solo di fare il possibile perché sappia di essere amata. Ecco.
Grazie per avermi scritto, a volte, ci si sente tanto sole. Baci Penny
tu riesci sempre a farmi piangere come mamma, come figlia e come donna. Peccato che questa consapevolezza non è di tutti e ne per tutti.
Però, noi l’abbiamo. Non smettere mai di esserci, come madre. SE ce lo ricordiamo, sarà più semplice. Essere insieme. Un bacino Penny
Esserci sempre per lei la mia piccola topolina, quando va e non è proprio felice ma sa che la mamma è li ad aspettarla senza condizioni facendola sentire amata sperando di riuscire a farla diventare una donna serena. Continuano ad ingoiare sempre qualche rospo ma che fatica
Quando sono stanca e non ce la faccio più’ mi rileggo questo post.. perchè mi aiuta a sentirmi meno sola. Lui mi tradiva, ma IO ho voluto la separazione e quindi e’ colpa mia. Colpa mia se mia figlia diventerà una poco di buono, questo è il mantra che mi ripete per ferirmi, colpa mia se non ha più una famiglia. La vede una manciata di ore alla settimana e poi ci sono io.. che cerco di farla sentire amata e di vederla serena..e che tremo ad ogni raffreddore.. o quando la vedo anche solo pensierosa…
Ce la farai Teresa. Tra qualche anno ci guarderemo indietro e sapremo di aver fatto la scelta giusta. E, per quanto riguarda lei, ti prego, per ogni poco di buono del tuo ex, un “sei capace” tuo. Crederà a te.
❤️❤️❤️ Penny