La nostra psicomotricista ha chiesto ai bambini in palestra di rappresentare la storia di Cappuccetto rosso.
“Noi facciamo i lupi” dicono i maschi.
Alle bambine tocca scappare. Una di loro, più audace, non ci sta:”Io voglio fare il lupo!” esclama imbronciata.
I maschi sghignazzano, come se l’idea fosse davvero assurda, fanno finta di niente, iniziano a rincorrere; le bambine, a quel punto, non hanno altra scelta: scappano.
Pensavo alla fiaba di Pollicino, anche lui finisce nel bosco, ma, alla fine, se la cava. E pensate un po’: è maschio!
Cappuccetto, per salvarsi, ha bisogno del cacciatore. Comunque di un uomo.
Solitamente, nelle nostre fiabe, per un lieto fine, basta un bacio, la prospettiva di un matrimonio e un sarà per sempre. Noi siamo quelle delicate, buone, remissive. Vorrei un Cenerentolo e un Bianconeve, altroché.
Non lo so, credo che potremmo cominciare da qui. Cambiare le storie.
Non sono necessarie eroine dentro alle fiabe, o forse sì, ma nemmeno che siano sempre le femmine a essere predate o si salvino solo per mano di un uomo, un ragazzo, un gatto con gli stivali.
Dobbiamo smetterla di anteporre la forza alla debolezza, la prima rappresentata dal maschile, la seconda dal femminile, altrimenti le bambine avranno la strada già tracciata e i maschi pure.
Si potessero, finalmente, invertire le parti magari, le cose cambierebbero.
In questi giorni, leggendovi, pensando a me e alla mia storia, mi chiedo dove incominci l’abuso.
Antonietta era stata accorta: aveva cambiato la serratura, era andata a parlare con i colleghi di lavoro del marito, si era rivolta ai Servizi sociali per proteggere le sue bambine, aveva fatto ben due esposti, si era mossa; non aveva querelato il marito per non fargli perdere il lavoro. Voleva proteggere le sue bambine. Quale donna vorrebbe fare male al padre delle proprie figlie?
Ma ci sono padri che non sono salvabili e questa è la verità, dobbiamo iniziare a dircelo.
Quante volte noi donne, per il bene dei figli, tuteliamo il compagno o l’ex marito, o il marito? E rinunciamo, subiamo, abbassiamo la testa, ma facciamo davvero il bene dei nostri figli? Perché, spesso, abbiamo la vita rovinata o finiamo ammazzate.
Dobbiamo alzare la testa, e non mandare avanti un sotto-pensiero legato alla “bontà femminile” sempre e comunque. Dobbiamo percepirci “stronze” per poterci salvare?
Io stessa, prima di denunciare penalmente il mio ex marito, per il mancato mantenimento delle mie figlie, ci ho pensato e pensato, e mi sembrava una cosa assurda. Non volevo, in fondo, fargli del male, eppure lui persisteva nei suoi comportamenti. “Papà ha detto che lo vuoi mandare in galera!” mi dissero un giorno le mie figlie.
Così mi sono armata di coraggio e ho spiegato che non era proprio così, ma non è stato semplice, sapevo, però, che era la cosa giusta da fare se volevo spezzare la catena e insegnare alle mie figlie che non si cede ai ricatti, né alle prevaricazioni. Perché, se una donna si muove ( e le donne si muovono, denunciano, non è vero che non lo fanno!) vuole solo rovinare il marito. O ridurlo sul lastrico. Se una donna si muove è una stronza e dentro di noi, nei retaggi sociali, quest’idea esiste.
Una donna deve cercare di ricomporre, salvare il matrimonio, ricucire; questo dovrebbe essere il nostro compito, un Cappuccetto che saltella nel bosco inconsapevole dei pericoli.
Le leggi andrebbero cambiate ( questo dovrebbero iniziare a fare i nostri governanti), soprattutto, quelle legate alla separazione. Potrebbe essere semplice, un amore finisce, si cerca un avvocato, ci si accorda per i figli, invece non lo è. Se le donne denunciano, mi chiedo dove stia l’inghippo.
Il problema è che lo Stato, con le attuali leggi, permette che i figli diventino un ricatto, che le donne cedano sotto quel peso, e se non cedono, sapete qual è il finale: vengono uccise.
Dobbiamo avere la forza di diventare lupi, che solo a pensarlo sembra un’eresia.
Per quanto mi riguarda non voglio essere più un Cappuccetto rosso che va nel bosco e pensa ingenuamente che arriverà incolume a casa della nonna. Non si tratta di essere cattive, si tratta di salvarsi.
I cattivi sono loro, gli uomini che abusano psicologicamente, ogni giorno, rubando un po’ della nostra vita e, alcuni, arrivano ad ucciderci.
Dobbiamo essere lupi, avere la forza, rubarla alla debolezza, che debolezza non è. I deboli sono loro, iniziassero a capirlo, forse si farebbero aiutare in tempo. Forse.
Nel frattempo iniziamo ad affilare le unghie. Diventiamo un po’ lupi, non per predare, ma per salvarci; salvare i nostri figli e le nostre figlie da un futuro già scritto.
Penny
Sosodonne.com
E se invece decidessimo tutti di non voler fare la parte del lupo? Se anche gli uomini potessero essere dolci, gentili…? Sarebbe così sbagliato? Ci deve essere per forza qualcuno che fa il lupo?
Infatti, la mia era una provocazione, era infondere coraggio. L’appartenenza non conta. Dovremmo rispettarci e basta. Penny
comunque la mia favola preferita è la rondinella e il principe felice
Caro Francesco, che meraviglioso pensiero e riflessione che hai avuto!!!!! Allora…forse…c’è speranza!!!!! Io ti abbraccio…ovviamente dopo Penny.
un abbraccio anche a te. Mi sono sempre chiesto..perché le donne per essere riconosciute devono avere le p…. ed abbracciare un modello “maschile”? Perché invece la società non può diventare più equilibrata, ossia accogliere di più il lato “femminile”?
Io spero. Sempre. BACINI.PENNY
Non la conosco. La cercherò. Penny