I figli soffrono a vedere un padre e una madre che si fanno del male. Soffrono anche a non cogliere l’ amore intorno a sé.

Soffrono se vedono che uno dei due non lascia libero l’altro. Soffrono se vedono chinare la testa e subire. Soffrono quando vi prendete a male parole perché una storia è finita e non lo si accetta. Soffrono se in casa c’è il silenzio. Come una cappa.

Soffrono quando sono il collante in una coppia.

Soffrono se fate finta di stare bene, loro lo sanno che non è così. Soffrono se non siete sinceri. Soffrono se uno dice all’altro che è uno sfascia famiglia e lo fa sentire in colpa.

I bambini hanno bisogni di madri e di padri che si amino. E di vederlo, sentirlo, toccarlo quest’amore. Se non c’è. Se si fa finta, se gli si racconta che la famiglia è solo sacrificio, soffriranno eccome.

I figli soffrono se non sappiamo lasciarci, proteggono il genitore che reputano debole sentendosi responsabili.

I figli soffrono se non stiamo bene, se questa sofferenza pensiamo di potergliela nascondere, e li trattiamo da imbecilli, pensando che non si accorgano di niente.

Per cortesia non credete a chi vi spaventa. E non credete a chi vi dice: “Stai distruggendo tutto”.

L’amore non fa paura. Non deve far paura. Altrimenti porta un altro nome.

Si chiama “raggiungimento di uno stato sociale” a cui non si vuole rinunciare, si chiama possesso o diritto di proprietà, si chiama pensare solo al proprio dolore e non a quello dell’altro. Si chiama in mille modi tranne che amore.

E, soprattutto, non prevede il ricatto.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella.

6 comments on “Se non c’è più l’amore, i figli lo capiscono.”

  1. Tutto ho vissuto tutto e ancora adesso, nonostante una separazione va avanti. È lui quello che soffre, è lui quello che mi ama, è lui il più debole che si appoggia alla figlia, è lui che per riconquistarmi mi ha fatto sentire sbagliata come madre, come donna, in termini economici e di tempo. E ancora oggi il suo ricatto sono soldi e figlia quando per poche cose deve relazionarsi con me. Leggendoti, quel dolore, quelle parole hanno ritrovato vita, che mi riportano a vedere la mia vita di adesso con tutte le difficoltà, gli incazzamenti, le corse, la durezza, una vita reale e proprio perché come dici tu quando si pensa al proprio dolore, e non si vede il dolore è il mondo dell’altro è tristemente un fallimento.
    Quello che mi ha fatto più male e mi ha ferito? Non essere vista. La mia speranza, lo sai, è che mia figlia capisca che si può fallire, che l’amore può finire e che esistono uomini che sanno amare, ma come madre e genitore vivo per lei, accanto a lei, fino alla fine. Grazie penny, di cuore.

    • Parole che conosco bene. Anche io non sono stata vista perché non mi vedevo. Non riuscivo a dare dignità a ciò che ero. E quando non lo facciamo noi, non possono farlo gli altri. E quando succedono cose e finalmente cambiamo gli altri continuano a volere la donna che siamo state. Ho imparato a deludere. Ad accettare di deludere. Oggi sono felice. Le mie figlie, nonostante le difficoltà, sono serene. Ti abbraccio tanto Penny

  2. È da un po’ che non ti scrivo, ma continuo a leggerti, pur non condividendo alcune posizioni sulla separazione e sul matrimonio che a volte sembra inevitabilmente debba finire.

    Non condivido il concetto di famiglia e soprattutto di mettere al mondo dei figli quando si dà per certo che le cose cambiano e gli amori finiscono. Nessuno ci obbliga. Anzi sarebbe necessario un esame approfondito di se stessi e di cosa si vuole condividere in una vita in due. Forse i matrimoni calerebbero, anzi già è così, in particolar modo quelli cristiani.

    Non voglio giudicare, sia la libertà la guida di ogni scelta, ma neanche esaltare l’idea che è normale lasciarsi e quasi metterlo nel contratto.

    Escludendo le situazioni in cui la convivenza diventa un inferno per tutti, voglio inquadrare il discorso dei figli di separati in un contesto diciamo più normale di “inevitabile” fine di un amore, di ricerca a posteriori di libertà di uno dei due coniugi, di cambio partner etc. In questo caso il ricorso al concetto che i figli soffrono mi dà la sensazione di un argomento usato anch’esso, soprattutto da chi decide di lasciare, come un ricatto perchè l’altro accetti la decisione in loro nome. Ma soffrono solo se non sappiamo lasciarci? Non soffrono quando vedono la fine di un amore, quando unilateralmente si decide che tutto è finito? Devo ricorrere allo stereotipo che nessuno ha chiesto loro di venire al mondo?

    Soffrono in ogni caso, come e forse in ugual misura di chi viene lasciato e si trova in una posizione più debole. Poi magari il tempo aiuterà a curare, ma secondo me se c’era amore e convinzione, mai a guarire. Ed allora la sofferenza resterà e non scomparirà se sappiamo lasciarci.
    Giuseppe

    PS.Complimenti x il libro. Prima o poi lo comprerò e lo leggerò.

    • Buongiorno Giuseppe, tu non ci crederai ma io sono contenta del confronto. Credo che alcune nostre posizioni siano inconciliabili, ma non importa, tutto ciò che è riflessione può far crescere. Tutto finisce, persino la vita, come potrebbe essere che non accada in una relazione d’amore? Quando s’inizia una storia è ovvio che si speri in un “per sempre”, e che ci si metta tutta l’energia possibile perché ciò accada, ma non tutto dipende da noi, altrimenti saremmo onnipotenti. I bambini soffrono dopo una separazione, eccome, vorrebbero vedere i loro genitori insieme, ma hanno grandi capacità di adattamento e possono superare, perché non sarà la prima e ultima sofferenza che affronteranno nella vita. Di certo soffrono di più se i loro genitori stanno insieme e non sono felici. Siamo fallibili. Tutti. Ci innamoriamo, desideriamo dei figli, dentro a quell’amore certi che durerà e quando non succede? Quando accadono cose non previste (perché accadono), cosa facciamo?
      Grazie per i tuoi contributi, comunque, preziosi. Penny

  3. Secondo me il bello (o il brutto ) dell’ amore è che non c’è una regola . Possiamo appartenere a qualunque fazione o posizione, poi lui fa come gli pare
    Un abbraccio

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