Qualcosa è cambiato.

Il sistema si è rotto.

In equilibrio instabile sta la nostra Italia.

 

La terra trema.

Il sottosuolo si è mosso.

Qualcosa preme per uscire.

Striscia.

 

E c’era da tanto, che stolti a pensarlo morto!

E, a dirlo, fa paura.

 

Vogliono punire.

E, allora, tutto diventa possibile.

Sparare. Marchiare a fuoco. Picchiare.

 

E con orgoglio gridano:”Sporco negro!” o “Brutta troia”.

Non fa differenza.

Il potere ora li protegge.

 

Poi scappano.

Per ritornare laggiù.

Nelle fogne a nascondersi.

In mezzo ai topi.

Dove non li possiamo trovare.

 

Che sia una bambina la prescelta.

Un uomo.Una donna. Un ragazzo.

Non fa differenza.

 

Italia razzista, la nostra.

E, a dirlo, fa paura.

Fascista.

E, a sentirlo, fa male.

 

Qualcosa è cambiato.

Il sistema si è rotto.

 

Resiste l’altra Italia,

ha il nome di una vecchia davanti a una chiesa

la veste di un filo rosso nei vicoli di una città

l’appello di un sindaco

il cuore dei calabresi

l’indignazione di tutti noi

di fronte all’intolleranza.

 

Resiste quest’Italia

prova a parlare.

Non striscia. Non si nasconde. Ha coraggio.

Ha voce.

E grida: mai più!

Il filo tiene.

 

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella

 

4 comments on “Italia razzista, la nostra. E, a dirlo, fa paura.”

  1. Cara Penny, mi sembra un tantino esagerato il tuo pezzo. L’Italia non è razzista e l’ha sempre dimostrato: non pensiamo alla follia delle Leggi razziali perché sono passati oltre 80 anni e la società é cambiata molto. Pensare che oggi ci sia un’emergenza razzismo mi sembra eccessivo specialmente se ci si basa sulla classica informazione. Siamo passati dall’emergenza droga a quella delle stragi del sabato sera…Ogni giorno un giornale cavalca qualche emergenza. Ieri mi ha fatto male leggere dell’ennesimo femminicidio ridotto in due colonne di cronaca: una volta sarebbe finito in prima pagina ma oggi l’emergenza è il razzismo. Un abbraccio.

    • Caro Paolo, ti ringrazio per le tue parole, che rassicurano. A me sembra grave che si spari a una bambina, che si picchi o si tirino pallini ad aria compressa alla fermata dell’autobus a dei ragazzi di colore. Ho la percezione che ci si senta legittimati a poter aggredire. Magari mi sbaglio, ma essere vigili credo aiuti. Parlarne, aiuta. Spero davvero che tu abbia ragione…comunque, quel “troia” era legato proprio alle donne,
      a chi prevarica o per il colore della pelle o perchè si considera il sesso forte. Sempre di ingiustizie si tratta. E come ben sai, temi che mi stanno a cuore.
      Con affetto Penny

  2. Ne abbiamo già accennato….nessun popolo è immune al cancro del razzismo. Il meccanismo è storicamente sempre lo stesso. Un periodo di crisi impoverisce larghe fasce di popolazione . soprattutto ne mina il senso di sicurezza. E allora qualcuno prende la palla al balzo . individua un nemico, un responsabile, un untore e propone la via facile…
    È già successo. Italiani brava gente? Non siamo diversi queste dinamiche si sono già viste.
    Facciamo resistenza con le armi della civiltà, della cultura, dell’umanità senza se e senza ma. E perché no…della gentilezza.
    Un abbraccio

    • Hai ragione, per questo scrivo, è il mio modo di fare resistenza. Poi sono andata a insegnare italiano a tre giovani donne del Bangladesh. Sono tornata a casa emozionata dalla loro tenacia. Penny

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