…Una pellicola che si era frapposta tra lui e il mondo sembrava essersi lacerata e tutto era molto vicino e spaventoso…Harmon vide la sua solitudine come una ferita sul volto di lei…
È inutile parlare con chiunque, una volta che si è contagiati a quella maniera. Harmon ora era in attesa; viveva nel mondo allucinatorio del corpo generoso di Daisy Foster, in attesa del giorno, che sapeva sarebbe venuto, in cui avrebbe lasciato Bonni o lei lo avrebbe buttato fuori di casa; non sapeva quali delle due eventualità si sarebbe realizzata, ma quel giorno sarebbe arrivato: in attesa…come di un’operazione a cuore aperto, senza sapere se sarebbe morto sotto i ferri o sarebbe sopravvissuto…
“Olive Kitterdge” di Elisabeth Strout
Succede proprio così. Come Harmon, possiamo procedere con la nostra vita, possiamo cambiare casa, cercare impegni nuovi, possiamo sperare che le cose restino uguali. La familiarità dell’altro, per esempio e l’amore che abbiamo provato per tanto, tantissimo tempo. Allontanare quel ronzio che ci infastidisce e si frappone tra noi e il mondo, lacerando il cuore e presentandoci il conto: quello della solitudine, nonostante una famiglia, dei figli, un amore.
C’è un momento specifico in cui frammenti d’amore, serenità e dolore si appropriano di noi, l’amore nuovo, arriva alla fine di quel processo, non ne è la causa, ma solo la conseguenza.
Perché ogni gesto prima, ogni intenzione della nostra esistenza, pur indirizzati in senso contrario dalla nostra volontà, arrivano lì, a quella consapevolezza. Dobbiamo scegliere.
Possiamo scegliere se essere felici e rischiare, oppure accontentarci di quella felicità, se pur tiepida.
Non sta a me giudicare. A me è toccato scegliere. Credevo di avere dei dubbi, ma sapevo, come una cosa antica, nata dentro di me tanto tempo prima, che quella scelta era nitida, chiara, sepolta dal dolore. Mi sono retta il dolore e ho deciso.
Oggi sono questa donna, ma sarei stata sempre me stessa, anche se avessi scelto altro. Siamo quello che possiamo. Migliori o peggiori. Siamo quello che possiamo, sempre.
Inutile affannarci troppo, la vita ci porta lì, dove vogliamo o possiamo essere.
Possiamo respirare.
Penny
Sosodonne.com
Un’altra carezza, un’altra lacrima
Grazie Penny
Io spero tanto che tu sia felice…prima o poi. Penny
Grazie Penny
Stasera un’infinita tristezza….sono stanca di sopravvivere. Voglio ricominciare a vivere e ho paura di non esserne più capace. Non ho più lacrime. Uffi…sempre dritta alla mia anima. Grazie
Cara Federica, dipende da te, ma lo sai. La vita non è sempre facile, ad alcuni chiede di più e non si capisce bene il perché. Ma se tutto ha un senso, anche la sofferenza, il dolore, in qualche modo lo hanno. Cerca quel senso, c’è. Io ti sono vicina. Sempre. Avrei una voglia matta di abbracciarti. Tua Penny
Posso unirmi all’abbraccio virtuale?