Venerdì 8 giugno sarò a Pesaro. Libreria Campus Bookstore Mondadori. Ore 18.15.
Il viaggio è lungo, quasi cinque ore ad andare e cinque a tornare, ma alcune di voi lo hanno desiderato così tanto che il desiderio si è fatto mio, e alla fine, non ho potuto dire di no.
Mollo le girls e, lo sapete, non lo faccio mai a cuor leggero. Loro borbottano ma io so che sono felici per me. Lo vedo dai loro occhi. Dagli sguardi di di me. Fanno parodie, mi prendono per i fondelli ogni tre per due con questa storia della Penny, ma sento anche la loro ammirazione. Sento che il desiderio verso la mia vita, le spinge verso la loro. Sento che la mia felicità, in qualche modo le contagia. I figli vanno manlevati dalla responsabilità di farci felici, questo l’ho capito. Troppo spesso le nostre realizzazioni sono diventate le loro, il nostro riscatto pure. E ci si confonde. Il mio diventa tuo, ed è un gran casino. Per noi e per loro.
Per assurdo, la separazione mi ha fatto questo dono: mettere mano alla mia vita. Darle un senso al di là della famiglia e dei figli.
Ogni tanto, quando non se ne accorgono, le guardo. Cerco di imprimere ricordi nella memoria. Stanno crescendo. I loro volti hanno perso i tratti dell’infanzia. Quelle bambine nate da me, sono da qualche parte, dentro ai corpi di ragazza che sono diventate. Eppure io lo vedo ancora. Vedo il momento del parto, le urla della piccola quando è uscita, la grande, già grande da subito, loro vicino al mio seno, i primi passi, le cadute. Le vedo: una l’opposto dell’altra. Le vedo quando non sapevo come amarle perché non sapevo amare me stessa. E tutte le volte che prendo un treno, vado da qualche parte, dedico tempo ai miei progetti e a me, devo ricordarmi, che questo tempo è anche per loro. Per le donne che saranno.
Devo ricordarmelo come una poesia da ripetere ogni tanto per non dimenticarla poi davanti alla maestra. Saranno felici, se io sarò felice. Al di là di loro.
Così parto. E non lo faccio mai a cuor leggero, appunto. Ma la donna che c’è in me, sostiene la madre. La rende libera e rende libere le mie figlie.

Come sempre ho tergiversato.?
Mi raccomando, io vi aspetto. Aspetto le donne che siete. E poi ci sarà un accompagnamento musicale alla lettura…???

PS: foto…regalo di Emma.

Baci. Tanti.
Penny
#ilmatrimoniodimiasorella

9 comments on “Pesaro. Il matrimonio. E le girls.”

  1. quanto è vero. Lo vedo nella mia pulce, affannata nella ricerca di “sistemare” le cose e preoccuparsi lei di renderci felici.Ad oggi meno, perché i bambini devono essere bambini e i pensieri immersi nel loro mondo . per tutto il resto ci sono gli adulti e quando vedo lei spensierata..io sono felice e quando vede una donna e non solo una madre accanto a lei spero di darle una marcia in più. Ci credo, per lei e il suo futuro più consapevole. Pesaro è stupenda, goditela!

    • Cara Elisa, quando non ci sei mi manchi. E quando torni immagino te e lei. E credo in te e nel tuo essere madre e donna. Sappilo. Penny

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