“Tutte le creature devono sapere che esistono i predatori. Senza conoscenza, la donna sarà incapace di negoziare tranquillamente all’interno del suo bosco senza essere divorata. Comprendere il predatore è diventare un animale maturo non vulnerabile per un’ingenuità, inesperienza o stupidità…
La giovane impara a vedere il predatore attraverso gli insegnamenti del padre della madre…
I predatori anche se portano una maschera, stringono un coltello fra i denti e hanno un sacco di denaro sulle spalle, crediamo loro quando ci raccontano che fanno i bancari”.
“Donne che corrono coi lupi”.
Tutti abbiamo o abbiamo avuto, un predatore. Che sia dentro o fuori di noi, a cui abbiamo lasciato campo e terreno. A cui abbiamo creduto. Lo facciamo annullando quella parte così importante che si chiama Io.
Ogni essere umano ha bisogno di credere in un Paradiso terrestre o in un giardino fiorito. E, a volte, questo paradiso, noi donne, lo facciamo coincidere con un uomo e con l’amore per lui.
Abbiamo bisogno di stare bene. Ma se questo desiderio non tiene conto di quell’ Io, diventiamo facilmente prede. Di noi stesse e di un altro, poco importa.
Ovviamente mi siano venute in mente le donne abusate e uccise. Ma non solo.
Negli ultimi giorni, tre di noi sono state strangolare e soffocate, dopo aver chiesto aiuto. Perché non è vero che le donne non chiedono aiuto, lo fanno, solo che difficilmente vengono ascoltate.
Ines, Maria Carmela e Paola l’hanno fatto, ad esempio. Ma sono morte.
Perché quando una donna racconta, le sue paure vengono confinate in quello spazio di conflitto famigliare, liti normali tra marito e moglie, che servono agli uomini per chiamarsi fuori dalle responsabilità.
Comunque, ho pensato anche a noi, a me. A tutte quelle volte che sono stata in preda allo spavento, ingenua, rispetto al fatto che le cose potessero cambiare. Tutte le volte che ho scelto un uomo distruttivo e ho pensato che il mio amore potesse curarlo.
In fondo, al mio animo, sapevo che era una mossa sterile. Che avrei dovuto fermarmi e farmi delle domande.
I predatori lavorano in maniera metodica alla distruzione dei nostri desideri e alle cose che ci sono care. Alle aspirazioni, ad esempio e ai progetti. È che non dovremmo permetterglielo, invece, lo facciamo.
Tutte le volte che mi sono posta la domanda giusta, anche se a fatica, ho avuto la risposta giusta. Perché le domande vanno poste ed è importante cercare di andare al di là dell’ovvio e, a volte, indagare il peggio.
Attraversare il dolore e arrivare alla consapevolezza di ciò che siamo.
Perché alla fine, l’unica cosa che dobbiamo cercare di fare è riuscire a vedere, e sopportare ciò che vediamo. Con coraggio.
Per quanto mi riguarda ho preparato la fuga per tempo da un modo distruttivo di concepire l’amore. Alcune di noi si attardano, aspettano di essere pronte, ma, alla fine, scelgono se stesse, e operano un cambiamento.
Ecco perché dobbiamo continuare a narrarci le nostre storie. Per trarre linfa vitale. E appoggiarci ad altre donne, che insieme possiamo cambiare le cose.
In tutto questo, non posso non pensare i nostri figli, al compito importante che abbiamo nei loro confronti. Sia che siano maschi o femmine.
Alla responsabilità.
Siate artefici del vostro destino, amiche mie. Andate al di là dell’ovvio, indagate il peggio se necessario. Non siate vittime.
Insomma, fatevi le domande giuste. E salvatevi.
Penny
#ilmatrimoniodimiasorella
Ciao non ho capito bene il riferimento a ‘Donne che corrono con l lupi’ ti riferisci al libro?Lì si parla di istinto primordiale nontnato di lupi come predatori…le donne sono come lupi che seguono l’istinto, come dovrebbe essere.
Spunti di riflessione. Parole che richiamano altre parole. Se le donne seguissero l’istinto o la Donna Selvaggia, probabilmente, non verrebbero predate. Un abbraccio grande. Penny