Sono una persona rumorosa. Lo era la mia famiglia d’origine. Lo è quella di mia sorella, lo siamo noi tre: io e le girls.
Ho cercato per tanto tempo di usare toni pacati e sangue freddo, ma non c’é niente da fare. Sono impulsiva e ne esco sempre con le ossa rotte.
Qualche giorno fa parlavo con mia sorella, due figli maschi di 6 e 8 anni che la fanno ammattire, in crisi per le solite scenate di uno o dell’altro. É distrutta dalle lotte, dai corpi sempre in movimento, arrampicati ovunque, divoratori di cibo, instancabili…
Dopo l’ennesimo capriccio, sotto suggerimento di una sua amica psicologa, si sono messi intorno ad un tavolo, tutti e quattro (padre, madre e due figli) e hanno scelto una parola da pronunciare quando qualcuno della famiglia pensa di non essere ascoltato.
La parola stabilita dai bambini è stata CAPPERO.
Mia sorella mi ha raccontato che per i primi giorni ogni tre secondi entrambi i figli dicevano cappero. Era cappero ovunque: in casa, al supermercato, al parco. Alla fine si sono calmati e la usavano nel momento giusto. Ha iniziato a farne uso anche lei con il marito quando litigavano. Piano piano è entrato nel linguaggio famigliare come una specie di richiesta di aiuto. Di stop.
Mi è sembrata una grande cazzata. Ma dopo il post sulle madri l’ho usato anch’io. Come avevo predetto, mia madre si è offesa e mi ha tenuto i musi. Abbiamo litigato, non mi voleva parlare, allora le ho mandato un messaggio con scritto: cappero! Incredibilmente ha funzionato. Anche lei a sua volta l’ha usato in una sorta di catena di Sant’ Antonio.
Non sempre si trovano le parole per esprimere quello che si prova, e ci si ingarbuglia in una spirale senza ritorno. Siamo così noi famiglie rumorose. Famiglie in cui finisce un conflitto e ne inizia un altro. In cui non si capisce mai perché non ci si capisce. In cui si vuol esprimere un concetto e chissà perché ci si ritrova a dirne un altro. E abbiamo bisogno di un cappero per far funzionare le cose.
Ma siamo in ricerca. E come tutti i genitori non ci serve a niente sentirci dire che sbagliamo, ma abbiamo bisogno di strumenti utili, anche se piccoli, per stare meglio con i nostri figli.
É questo che bisognerebbe raccontarsi alle feste di compleanno, quando comunichiamo tra genitori, nelle chat: trasmetterci strategie semplici per far funzionare le cose, altro che passarci i compiti dei figli in una sorta di delirio collettivo.
Ognuno ha le sue strategie e sono sicura che in qualche modo funzionano.
Noi, nella nostra caotica famiglia rumorosa, abbiamo un cappero, ma se funziona perché no! Provateci e chissà…io aspetto le vostre.
Buona domenica di sole, soprattutto dove il sole non c’è. Né dentro né fuori. Usate “il cappero” non si sa mai.
Con affetto Penny
E cappero sia ! <3 noi ci si prova 😉 un abbraccio marti
Grazie un bacino. Cappero o altro, l’importante è provarci. Prima o poi si azzecca…
È come alzare una bandiera di richiesta di aiuto: ascoltami! Da mettere in pratica da subito! Grazie e buona giornata. Baci Baci! 🙂