Vorrei raccontarvi tre storie di donne. Tre storie che mi hanno trovata partecipe per motivi diversi.
Lucia é una madre. Come noi. Ha due figli. Se ne occupa ed è sempre stata attenta. La sua primogenita frequenta la seconda media e ha passato un anno difficile. Si é chiusa in se stessa, è cupa, poche amiche con cui esce ogni tanto.
Un giorno portandola a una visita medica Lucia scopre che si é fatta male, qualche taglio sotto il ginocchio, sulla coscia. Non capisce cosa le sia sfuggito e si sente in colpa. Piange. Parla con i professori e chiede consiglio. Si prodiga per cercare uno psicologo. Si fa domande, agisce, ma si tormenta per quello che non è riuscita a fare.
Capita che la mattina dopo mentre vado a scuola ne incontro un’altra di madre. Ha lo sguardo affranto. Mi fermo. Dice che non ce la fa più. Suo figlio, che é sempre stato uno studente modello, non vuole andare a scuola. Lei é lí con il casco in testa che lo chiama. Lui si dirige dalla parte opposta, si allontana da lei. Fará tardi al lavoro, ma é determinata a portarlo a scuola.
Terza madre. Qui il ragazzo é più grande. Non ha progetti o sogni. É autosufficiente ma nulla di più. Comunica poco. Fa qualche lavoretto anche se ha dei talenti. Lei é preoccupata del fatto che il figlio non aderisca a niente. Non può essere invasiva perché lui si ritrae. Cosí gli passa accanto in punta di piedi.
Poi c’è la mia girl che arranca. Fa una scuola difficile, studia come una matta senza ottenere i risultati sperati. Non si piace, è complicata e inquieta.
Ecco. Questi sono i nostri figli. Lontano dalla perfezione. Sono quelli che si perdono ogni tanto. Sono i nostri. Quelli che dobbiamo amare di più.
Perché la vita non é fatta di consigli o ricette istantanee. Ci possono dire che madri dobbiamo essere, come resistere ai capricci, come renderli forti. Video e decaloghi sono all’ordine del giorno. Ma ogni storia è a sé, ogni figlio pure.
E noi ci siamo dentro fino al collo.
Non so dove siano quei ragazzi che non danno problemi. Io non ne conosco. Conosco tante madri in affanno, però, che si fanno in quattro per i loro figli.
Le vedo correre vicino a me, abbassare la testa davanti ai professori che parlano solo di merito, come se la propria storia si potesse scegliere al mercato. Voglio questo padre, questa madre, con questi strumenti culturali, una bella casa, qualche viaggetto per avere una buona conoscenza dell’inglese.
Invece magari noi genitori facciamo fatica ad arrivare a fine mese, magari in casa nostra, quando eravamo piccoli, non esisteva nemmeno una libreria e non riusciamo a viaggiare più in là della Sardegna. Però siamo delle buone persone e cerchiamo di essere dei genitori attenti.
Ogni ragazzo ha la sua storia, ogni genitore pure. E non possiamo prescindere da questo. La scuola dovrebbe aiutarci. É facile parlare di merito quando si parte da livelli differenti.
Credo che dovremmo smetterla di cercare qualcuno che ci istruisca su come possiamo “far rigare dritti” i nostri figli.
Ma dovremmo iniziare a guardarli.
Perché, sempre senza appoggio di teorie, ho la sensazione che, attraverso quel sbagliare che ci sbattono davanti ogni santo giorno, ci chiedano solo di essere visti.
Ci fermano e ci dicono: io sono anche questo. Questo che non ti piace. Mi vorrai bene lo stesso?
Sta a noi amare quello che ci mettono davanti, che parla del loro essere unici e particolari.
Se impariamo ad amarne le storture, come le chiama un Profeta, i nostri figli impareranno a farlo con loro stessi.
E chissà che un giorno non siano adulti felici, anche grazie a noi.
Questa volta con merito. L’unico merito per cui vale la pena lottare per i nostri ragazzi.
Non dovremmo perderlo di vista.
Un abbraccio grande Penny
Solo due parole, a te e a tutte quelle mamme. Non ho molto tempo e non posso raccontare di più anche se spero di poterlo fare, prima o poi. Io ho due figli: un uomo e una donna ormai. Mi sono separata quando mia figlia era all’ultimo anno di liceo e mio figlio in piena adolescenza. E non in Italia, in Germania, dove tutti e due frequentavano durissimi licei tedeschi, loro, figli di due italiani che non potevano essere loro di aiuto in nessun modo se non con tanto amore. Separazione lunga, estenuante e devastante. I figli a scuola con pochissima voglia di studiare, quasi niente per la figlia e un po’ di più per il figlio, ma sempre risultati molto mediocri. Io ho cercato di fare quello che fai tu, quello che fanno le altre mamme, ho cercato di star loro vicina, di parlare, a volte anche troppo. Ho fatto quello che sono riuscita a fare, quello che ho potuto, con tanti, tantissimi errori e tanto, tantissimo amore. Come voi, credo. Ora mia figlia è sposata con un uomo amatissimo e che la ama, ha due figli splendenti e solari come lei, ha un lavoro a tempo pieno e ha trovato il tempo di prendersi una laurea in linguistica a pieni voti, nella sua terza lingua. Mio figlio è indipendente da molti anni, ha una ragazza bella e simpatica, sveglia quanto lui, e si sta prendendo due lauree contemporaneamente, intanto è consigliere comunale nella sua città e fa il volontario alla Croce Rossa. Non è che non abbiano difficoltà, ma sono sereni, solari e sorridenti. Care mamme, non sottovalutate il vostro amore, i vostri sforzi, i risultati di tutto questo possono non essere immediati. Vi capisco, vi sono vicina e vi voglio bene, anche se non vi conosco, Emilia
Cara Emilia, mi hai commosso. La tua lettera dá speranza. Ti spiace se la giro sulla pagina di sosdonne du Facebook? Credo che sia importante sapere che si supera…se mi dai il via. Tra qualche giorno lo faccio. Ti abbraccio tanto. Resta con me. Abbiamo bisogno di persone come te. Bacini Penny
Cara Penny, certo che puoi pubblicarla. Ed io sono semplicemente una mamma come voi, solo un po’ più anziana 🙂