I figli ci chiedono di essere fallibili. Di fare la conta dei giorni, e di avere paura.
Di madri e padri che non sbagliano non sanno che farsene. Sono sabbia tra le loro dita.
Ci chiedono di dirgli basta, quando è il caso. E di guardarli dritti negli occhi mentre lo facciamo.
Di saperci arrendere qualche volta, e di cadere. Tirarsi su, e ricominciare.
Ci chiedono di essere vincibili. Di avere il coraggio della perdita. A volte, ci chiedono di saper morire.
Lo chiedono per potersi riconoscere, e accettarsi come non sono capaci.
Ci chiedono di nominare il perdono, e saper vivere i giorni tristi. Di saper domandare aiuto, se è il caso.
Di reggere il conflitto, e di insegnargli il compromesso.
Ci chiedono di prepararli alla vita per riconoscere la gioia che verrà; per saper scorgere il sole quando spunta, e innamorarsi dell’avvenire.
Ce lo chiedono perché le cose belle le sanno affrontare da soli. È per le altre che hanno bisogno di noi.
Ce lo chiedono per non essere sepolti dall’inedia. Per non morire in anticipo, e trovare il loro posto nel mondo.
Non importa quale, ma che sia il loro, e che ci stiano bene. Nella vita che verrà.
Glielo dobbiamo se non vogliamo perderli per un altrove che non ha domani.
Glielo dobbiamo se li amiamo davvero.
Grazie, mi hai dato una boccata d’aria fresca, e lo dico come mamma e come insegnante di una difficile scuola professionale, i cui genitori latitano enormemente.
Capisco come insegnante e come madre. Ci sforziamo tanto, ma loro hanno bisogno di vivere la nostra fallibilità più di tutto il resto, per non frantumarsi quando gli capiterà. Un abbraccio Penny
parole sante
Grazie, ancora una volta. Metti nero su bianco quello che sperimento con i miei figli: le risposte sorprendenti che mi danno. Si calmano molto e riescono a fare lunghi respiri quando si accorgono che anche io ho bisogno di parlare con loro per trovare un confronto col mondo. Mi chiedono spesso di reggere i conflitti generati dall’incomunicabilità con il loro padre e ancora più spesso vogliono riuscire a riconoscersi. Sono i miei ometti, divisi tra scuola e aspettative, voglia di serenità, amore e stupendi slanci verso il mondo…
I figli sanno sorprenderci come nessuno. Impariamo da loro l’amore e come amiamo loro dovremmo amare gli altri, quelli che ci sono vicini. Ti abbraccio Penny.
Un giorno per me terribile. Un’amica mi ha condotto a leggere queste parole.
Forse ho perso per sempre i miei figli ma fra due giorni leggerò le tue parole al più piccolo (11 anni), l’altra temo sia persa per sempre.
PURTROPPO. Il cancro che me li ha rovinati si chiama ALIENAZIONE GENITORIALE.
Grazie
I figli non si perdono. Prendono strade diverse, ma sono e rimarranno i nostri figli per sempre.Ti abbraccio.
Ps compito arduo il nostro.